American Guinea Pig: Bouquet of Guts and Gore

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Voto:

Soggetto ridotto all’osso, così come le vittime nel film: due ragazze vengono rapite, drogate e fatte a pezzi da un misterioso figuro (Eight The Chosen One) che indossa una maschera da diavolo.

LA RECE

Cinema underground fra i più brutali nei quali possiate incappare, e ben fatto. Ma le cose da dire sono poche.

Recupero statunitense del franchise inaugurato da Satoru Ogura nel 1985 con Guinea pig: Devil’s experiment che, a suo tempo, si distinse per la sintetica e chirurgica brutalità. Oggi come allora, l’idea motivante è spingere l’asticella sempre più su. Qui, Stephen Biro, fondatore dell’etichetta Unearthed Films, con l’aiuto di Jim Van Bebber (Deadbeat at dawn, 1988) alla fotografia e del rapper Eight the Chosen One, istruisce uno (pseudo) snuff-movie filmato in Super8. Privando il film di qualsiasi tessuto narrativo, American guinea pig si fa davvero un florilegio vomitevole di "budella e gore", pubblicità per una volta non ingannevole, con un originale strazio dei corpi delle due giovani donne che è da vedere per crederci. Oppure da non vedere affatto, perché, pur consapevoli dell’ovvia finzione del tutto (e ci mancherebbe), il livello dell’effettistica, in sinergia con la brutalità degli atti, lascia la pellicola nelle capacità di quel manipolo di spettatori che hanno la pellaccia per reggere. Validissimo per la qualità effettistica di cui sopra, per la quantità di splatter malsano e per un’ambientazione straniante, gli estremismi di Biro, però, si affastellano e, ovvio pure questo, non scansano una certa noia, anche perché si fa chiaro con i minuti che la procedura, e il film tutto, mira ad una progressiva demolizione pezzo-pezzo del corpo umano. Poi, coup de théâtre, dopo aver innalzato ai vertici il sadismo misogino con l’annichilimento delle ragazze, vengono messi sul tavolaccio due bambini, lasciando, però, all’intuizione il peggio; tuttavia, è solo questione di tempo prima che qualcuno sbraghi oltre il limite. Cinema underground fra i più brutali nei quali possiate incappare, vedibile dai più scalmanati in double-bill con le nefandezze di Fred Vogel (August underground, 2001); pastiglia amara da non assumere se non avete letto bene il bugiardino. Biro dirigerà ancora American guinea pig: the Song of Solomon (2017) per una serie estrema che si completa con American guinea pig: Bloodshock (2016) di Marcus Koch e American guinea pig: Sacrifice (2017) dell’italiana Sarah “Poison” Rouge.

TRIVIA

Stephen Biro (1950) dixit: “Mettiamo le cose in chiaro... la gente mi dice che sono un artista. Io non ci credo. Sono un uomo d'affari. Semmai mi considero uno scrittore perché mi piace. Ora, la scrittura può essere considerata arte ma non mi definisco un artista. Non ho scritto per fare soldi... sceneggiature, sì, ghostwriting, sì, i miei romanzi... forse. Più che altro per far conoscere quello che ho passato per dare speranza alla gente o per far capire loro che la vita non è così semplice come sembra” (pophorror.com).

Titolo originale

Id.

Regista:

Stephen Biro

Durata, fotografia

73', colore

Paese:

USA

Anno

2014

Scritto da Exxagon nell'anno 2016; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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