Caltiki - il Mostro immortale

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Voto:

I ricercatori John Fielding (John Merivale), Rodriguez (Vittorio Andre) e Gunther (Gerard Herter) incappano in Caltiki, un mostro simil-blob assopito da anni in un tempio Maya. Rodriguez ci lascia la pelle, mentre il viscido Gunther rimane gravemente ferito e si porta a casa, attaccato al braccio, un frammento di mostro. La creatura viene studiata dal dottor Fielding, mentre Gunther, ormai infettato, finisce per diventare matto e pericoloso. Fielding scopre che Caltiki, bombardato con radiazioni, si risveglia, cresce e si riproduce come un organismo unicellulare.

LA RECE

Il blob di casa nostra e, peraltro, il secondo horror italiano dopo i Vampiri e prima del capolavoro gotico di Bava. Vecchiotto per i parametri odierni ma il risultato, se messo a paragone con coevi e consimili, non è malaccio.

Apparso sul grande schermo 1'8 agosto 1959, questo prodotto nostrano rappresenta l'unico esempio di mostro atomico nel panorama horror fantascientifico italico degli anni '50. In ritardo su questo genere di produzioni, che stavano per essere abbandonate a vantaggio dei mostri classici della Hammer, Caltiki pesca sia da Fluido mortale (1958) che da l'Astronave atomica del dottor Quatermass (1955). Qua e là casereccio, il film riesce a stare in piedi con decoro fra buone location e un mostro fatto con la trippa (letteralmente), ma sempre che lo si sappia contestualizzare. Dietro la macchina da presa, Riccardo Freda, quello de i Vampiri (1957), il primo horror italiano, ma in realtà quasi tutto il lavoro registico finì in mano a Mario Bava che l'anno dopo dirigerà la Maschera del Demonio (1960), pietra angolare del gotico. Quest'ultimo non portò semplicemente a termine un prodotto frediano ma lo coordinò quasi del tutto, sia in termini di gestione degli attori, sia delle riprese (soprattutto in notturna), sia rispetto agli effetti sviluppati insieme a suo padre Eugenio. D'altra parte: "Freda non aveva alcun interesse per la sfida fisica della visualizzazione di un'antica entità amorfa che distrugge una casa. Ha sempre detto di non provare alcuna attrazione per la fantascienza; e forse l'unico aspetto di Caltiki che lo affascinava era l'autodistruzione di uno dei protagonisti maschili, un archeologo infettato a un braccio la cui personalità, già ambigua e sadica, sprofonda nella pazzia" (Giusti, 2004). Il plot non sembra essere così originale e la recitazione è parecchio melodrammatica, soprattutto quando entrano in campo le protagoniste femminili. Nei panni della donna di Fielding, Didi Perego la cui ultima interpretazione la offrirà a 56 anni in Maledetto il giorno che t'ho incontrato (1992) di Verdone; morirà l'anno dopo di cancro. Quindi, Daniela Rocca nei panni di una ex prostituta creola, altra attrice sfortunata che morirà a soli 58 anni dopo una carriera non particolarmente sfavillante. Così così l'attore John Merivale (il Circo degli orrori, l 960) nei panni del biologo Fielding. Caltiki, insomma, non è il film che si fa ricordare per la recitazione o il soggetto ma per la tecnica realizzativa: ricostruzioni miniaturizzate, volti scarnificati, mostri blobbistici fatti di trippa che si ingrandisce se esposta alle radiazioni. Bene così, dal momento che tutto si regge sull'avvento di una cometa circondata da una nube radioattiva. Eppure, sono proprio gli effetti speciali curati da Bava a rendere più accattivante una pellicola che, altrimenti, non avrebbe avuto molto da dire se non, forse, in una scena che vede una bella messicana scatenarsi in una danza tribale al ritmo forsennato dei tamburi. Interessante la doppia minaccia rappresentata dal blob che scorrazza in giro fagocitando gente, e dalla pazzia di Gunther crea qualche momento di tensione in più: non male la scena in cui l'uomo è sul punto di uccidere la bambina e, solo per caso, non si compie il dramma. Decisamente vecchio per i parametri di oggi e adatto a coloro che conoscono il genere, Caltiki il mostro immortale è, comunque, un fantahorror meglio girato di molti altri monster-movie realizzati ad Hollywood negli stessi anni.

TRIVIA

⟡ Nella recensione si è parlato della morte prematura delle attrici. Sorte complessa anche per l'attore Merivale. Divenne il compagno di Yivien Leigh, la Rossella O'Hara di Via col vento (1939), dopo il divorzio della donna da Laurence Olivier; le stette accanto durante i sui problemi maniaco-depressivi e fu al suo fianco quando la Leigh morì di tubercolosi nel 1967. Non era finita. La carriera di Merivale terminò definitivamente nel 1970 (ma l'ultimo film è del 1966) quando gli venne diagnosticata una disfunzione renala ereditaria. Gli furono dati dieci anni di vita ma, grazie alla dialisi e alle cure prestategli da Dinah Sheridan, un'attrice amica di vecchia data, ebbe anche il tempo di sposarsi con lei nel 1986. Morirà nel 1990, dieci anni dopo di quanto gli era stato prognosticato.

Regista:

Riccardo Freda, Mario Bava

Durata, fotografia

76', b/n

Paese:

Italia, Francia

Anno

1959

Scritto da Exxagon nell'anno 2005; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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