Holocaust 2000

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Voto:

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Demonologico millenaristico de noantri, ovvero mockbuster che combina il Presagio (1975) e Rosemary’s Baby (1968) ma con una quota di ansia antinuclearista che, insieme ad alcune sequenze che rappresentano visioni, sono l’unico snodo davvero originale offerto da un De Martino che, in ambito satanistico, avevo preferito più ruspante e blasfemo nel suo film precedente, l’Anticristo (1974). La confezione, però, si fa notare, soprattutto grazie ad un cast di livello. Infatti, abbiamo quella roccia che fu Kirk Douglas cinematograficamente sfortunato con la discendenza, tenuto conto che, l’anno dopo, in Fury, suo figlio sarà un altro weirdo con poteri telecinetici. Qui, per la precisione, Kirk veste i panni di Robert Caine, capitano d’industria che progetta, con il sostegno del figlio Angel, la costruzione di una centrale nucleare in Medio Oriente. Peccato che chiunque si opponga al progetto finisca male e che, soprattutto, Robert comprenda che il figlio Angel sta orchestrando una forma di controllo globale attraverso l’energia atomica. Sfido, il figlio è l’Anticristo! De Martino e Sergio Donati riscrivono il dramma apocalittico in chiave eco-insostenibile con forze soprannaturali non più astratte e/o legate alla religione ma alla tecnologia e all’atomica che, soprattutto qui in Italia, attirava parecchie antipatie. La novità non sta tanto nell'aver reimmaginato la figura del tecnocrate come incarnazione del Male, questo un tropo già attivo dagli anni ’60 (…Hanno cambiato faccia, 1971), ma nell'aver centrato il focus sul tema nucleare e, soprattutto, nell'aver rielaborato i simboli industriali in richiami iconografici del male, per cui la centrale nucleare, tempio della distruzione, con le sue torri e le sue antenne, altro non sarebbe se non il drago dell’apocalisse descritto nelle Rivelazioni. L'energia atomica trascenderebbe la sua funzione tecnica per diventare manifestazione dell'arroganza umana, richiamando antichi racconti di superbia umana punita da Dio; la catastrofe, perciò, non apparterrebbe al domani ma si manifesterebbe già nell'attuale sistema che sacrifica l'esistenza umana sull'altare dell'efficienza economica. Volendo, possiamo anche dire, ma senza eccessi interpretativi, che il rapporto fra Robert Caine e suo figlio Angel si fa drammatica rappresentazione del conflitto generazionale attivo in quegli anni, quando la generazione del boom economico si confrontava i frutti dei propri lombi, con l’educazione data o non data, e il tutto in una metafora di una continuità generazionale che produce mostri. De Martino incornicia il tutto con le energiche musiche di Morricone, alcune scene splatter (in primis, quella dell’elicottero), le suddette sequenze che illustrano visioni e premonizioni, ed altri momenti in cui a Douglas, ben utilizzato, restituisce un’immagine fragile, tormentata e, al contempo, energica. A lato, ma meno convincenti o sottoutilizzati, Adolfo Celi, Agostina Belli (Giornata nera per l’ariete, 1971) e Anthony Quayle (Incompreso, 1966). Molto azzeccata la faccia di Simon Ward per il ruolo dell'Anticristo. Clima di sventura e inquietudine palpabile ma fin troppo evidente la derivatività del prodotto la cui visione, ora, diventa meno necessaria di quella da offrire alle pellicole di sua ispirazione.


Fast rating

etichetta di valutazione veloce del sito exxagon per i film giudicati di medio livello

Regista:

Alberto De Martino

Durata, fotografia

106', colore

Paese:

Italia, UK

Anno

1977

Scritto da Exxagon ne settembre 2025 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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