Non avere paura della zia Marta
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Voto:
Zia Marta (Sacha Darwin) esce dal manicomio dopo trent’anni e invita il nipote Richard Hamilton (Gabriele Tinti) e la sua famiglia nella casa di campagna. Lo strano custode Thomas (Maurice Poli) accoglie gli Hamilton e dice loro che Marta deve ancora arrivare. La moglie e i figli di Richard vengono uccisi da una mano misteriosa. Tutta farina del sacco di Mario Bianchi che scrisse soggetto, sceneggiatura e diresse, quindi, garanzia di buon livello trash. La pellicola trasuda una pochezza allarmante a partire dal cast dilettantesco, tranne per un Gabriele Tinti in disarmo e malato ma ancora capace di spostare l'attenzione sulla sua interpretazione salvando, in parte, la faccia agli altri. Poco sotto, ma ancora decente, Maurice Poli. In pratica, un film fatto con due attori. Gli altri o, meglio, le altre (Adriana Russo e Luciana Ottaviani aka Jessica Moore) servono a Bianchi per veicolare l'elemento sexy, materia che al regista è sempre riuscita meglio che l'horror. Nella prima parte si costruire tensione nell'attesa della zia Marta del titolo, poi iniziano gli omicidi che portano a un finale spacciato come sorprendente ma che altro non sarebbe se non una scopiazzatura spudorata del finale di E se oggi... fosse già domani? (1973), solo che quel finale applicato a questo film incasina definitivamente tutta la pellicola generando buchi logici grossi come doline. Nel mezzo, effetti sanguinosi di scarsa efficacia perché di scarsa fattura, e citazionismo a gogò: Poltergeist (1982), Psyco (1960) e un goccio di Shining (1980) che non guasta mai; peraltro, tutti modelli facili da maneggiare e assolutamente alla portata di un regista come Bianchi. Non avere paura della zia Marta ha anche i suoi momenti: il seno della Moore, l'incipit stralunato con la zia Marta che batte le mani al muro, e il picco necrofilo nel finale con il bacio dato a una testa putrefatta in memoria di Macabro (1980). Gli ultimi quindici minuti del film, in ogni caso, un po' inquietanti lo sono, a patto di dimenticarsi della scazzottata tra i due protagonisti dilatata all'inverosimile per raggiungere il minutaggio. Tappandomi il naso, confermo la potabilità di questa confusa pozione di gotico, thriller e slasher.
Regista:
Robert Martin [Mario Bianchi]
Durata, fotografia
88', colore
Paese:
Italia
1988
Scritto da Exxagon nell'anno 2010; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
