Nude... si muore

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Voto:

Al St.Hilda College, un misterioso killer inizia a mietere vittime. L'ispettore Durand (Michael Rennie) non riesce a venire a capo del mistero; però, l'intraprendente appassionata di gialli Jill (Sally Smith) e la bella e ricca Lucille (Eleonora Brown) sono decise ad andare a fondo nella faccenda.

LA RECE

Giallo non efficientissimo con spunti che diventeranno must nel giallo anni '70 ma con una struttura ben ancorata al mystery italiano anni '60. Buona la cornice e la fotografia.

Idea originariamente nata oltreoceano nella mente dei produttori americani Woolner, i quali contattarono Mario Bava sperando che il maestro si recasse negli States per dirigere un film. Bava, che non aveva intenzione di spostarsi dallo Stivale, riuscì a far venire la montagna da Maometto, e i tre misero su carta la storia di un serial killer che faceva sfracelli in un college femminile. Spostatosi alla regia di Diabolik (1968), Bava cedette il timone del soggetto intitolato Cry nightmare - cosa che riecheggia nel pezzo musicale cantato da Rose Brenner - ad Antonio Margheriti, il quale, insieme ai collaboratori, non apportò radicali modifiche a quanto già pianificato. Ne emerse Nude… si muore, giallo Sixy che incorpora alcune tematiche poi divenute costanti delle produzioni d'impronta argentiana, tuttavia non ancora feroce come i titoli del decennio successivo ma, piuttosto, cedevole a frizzi e leziosità erotiche e pop-art. A metà strada fra suggestioni hitchcockiane (doccia, travestitismo, voyeurismo) e sadismo omicida, il film di Margheriti ha un animo troppo gioioso per atterrire davvero la platea. L'avvicinarsi silenzioso del killer guantato, nonché la sua insana ferocia, non sono rese in maniera esplicita: lo stacco arriva proprio quando l'occhio dello spettatore si fa morbosamente curioso. Il movente, in ogni caso, è ancorato ai modelli anni '60; l'omicida, quindi, mira a qualcosa di venale, a differenza degli assassini anni '70 mossi dalla psicopatologia più oscura. Margheriti, però, non è Bava, non ha i guizzi stilistici né il sottile black humor di quello, e gioca sui binari più definiti della commedia e del dramma che non riescono a fondersi in maniera omogenea. Se l’ispirazione principe pare Sei donne per l’assassino (1964), i numerosi interventi di Jill, principale vettore degli elementi comici, richiamano gli alleggerimenti de la Ragazza che sapeva troppo (1963), qui, però, con effetto lesivo per l’atmosfera di minaccia. D'altra parte, l'identità del colpevole non è cosa difficile da smascherare, così come non è complesso evitare i tranelli delle false piste che vedono al centro l'attore Luciano Pigozzi nei panni di un giardiniere voyeur. Insomma, Margheriti non è Bava né Argento e, ovviamente, neppure Hitchcock, dal cui Psyco (1960) pesca a piene mani ma, tutto sommato, realizza un film piacevole per cura produttiva, allestimenti, uso del formato panoramico e una fotografia vivida. Da notazione lo score musicale di Carlo Savina che ricorda (troppo) da vicino il tema musicale del Batman interpretato da Adam West, quello simpatico e pacchiano del 1966-‘68. Il titolo pruriginoso promette chissà quali nudità che, però, mancano, a parte donne che devono fare il bagnetto e indossare leziosi vestitini che, al giorno d'oggi, paiono piuttosto castigati. Se non per l'eros, il film vale per le atmosfere e per la seminalità della location collegiale: Phenomena (1985) e la Morte negli occhi del gatto (1973) qualche debito con Nude… si muore ce l’hanno.

TRIVIA

⟡ Nessun dato, per ora.

Regista:

Anthony Dawson [Antonio Margheriti]

Durata, fotografia

98', colore

Paese:

Italia, USA

Anno

1968

Scritto da Exxagon nell'anno 2012; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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