Seul contre tous
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Voto:
Un macellaio (Philippe Nahon) ex carcerato, disoccupato, con una nuova moglie che non ama e con una figlia del precedente matrimonio chiusa in un istituto, cerca in ogni modo di rifarsi una vita ma finirà per sentirsi sempre più frustrato e solo senza rimedio. Ciò scatenerà un esplosivo rancore mai sopito.
LA RECE
Film brutale e ipnotico che segue un macellaio disoccupato nel suo declino morale e sociale. Con la sua estetica cruda e il monologo interiore ossessivo del protagonista, Noé costruisce un ritratto spietato della Francia piccolo-borghese, consono allo stile provocatorio che caratterizzerà la sua filmografia. Come Taxi Driver (1976), esplora la psicologia di un uomo sull'orlo del baratro, ma con una ferocia stilistica che non concede alcuna redenzione.
Sette anni dopo il crudissimo corto Carne (1991) che fece incetta di premi, il regista Gaspar Noé, provocatorio per passione, presentò Seul contre tous che alla Semain de la Critique fece scappare a gambe levate diversi spettatori turbati dalle immagini. La pellicola prende il via proprio da dove finiva Carne e di esso può considerarsi il seguito logico anche perché troviamo gli stessi attori: Blandine Lenoir nei panni della figlia del macellaio, Frankie Pain in quelli della moglie, e Philippe Nahon (Calvaire, 2004; Alta tensione, 2003) regular nei lavori di Noé. Il film nasce come omaggio, sicuramente nel prologo, ad Angst (1983) di Kargl ma potrebbe anche essere inteso come una versione abbrutita di Taxi driver (1976) in cui ogni senso morale, ogni possibilità di giustizia e riscatto vengono eliminati. Più di un elemento richiama il film di Scorsese: dalla scena nel cinema porno, al protagonista davanti allo specchio con la pistola. Tuttavia, mentre il film del '76 si concludeva in modo violento ma creando una positiva connessione, per quanto discutibile, fra il senso di giustizia del protagonista e quella del pubblico, il macellaio creato di Noé recupera, invece, la propria serenità attraverso una giustizia e una morale assolutamente soggettiva e non condivisibile. Gli eventi che precipitano il protagonista nel suo personale inferno sono narrati dalla voce fuori campo dello stesso e, soprattutto all'inizio, presentati con una serie di slide che paiono riportare a pellicole quali la Jetée (1963) di Chris Marker. Seul contre tous è quasi privo di dialoghi, e Noé utilizza per tutto il film una tecnica di zoom e arresto dell'immagine accompagnata da un forte suono, un bang che scuote lo spettatore. Da un punto di vista più superficiale, si può ritenere che il macellaio sia, in qualche modo, paradigmatico di quella fetta di Francesi disillusi e rabbiosi, i quali hanno trovato nel Fronte Nazionale la panacea per i mali del proprio paese a colpi di: "La Francia ai Francesi". Tuttavia, il personaggio interpretato da Nahon va al di là del paradigma del disoccupato disilluso: il macellaio non ha un nome, è un perdente, è un pervertito, escluso dalla società anche a causa di alcuni suoi comportamenti che lo pongono ai margini. I suoi pensieri macinano frasi in chiave negativistica e depressiva, le sue riflessioni sono ciniche in modo quasi affascinante ma lasciano trasparire il fatto che, ormai, il suo campo visivo si è ristretto ad osservare un orizzonte nero. Seul contre tous segue una parabola negativa che, poco prima di diventare estremamente violenta, avverte testualmente gli spettatori più sensibili, i quali avranno trenta secondi per abbandonare la visione; nonostante l'avvertimento perentorio, ciò che si vedrà non sarà meno scioccante di quanto già visto nella parte precedente del film, ad esempio quando il macellaio picchia la moglie incinta. Come intuibile, non si tratta di una pellicola destinata a tutti: è deprimente, violenta e mostra scene esplicite di sesso. Eppure, Seul contre tous ha il fascino anarchico di film quali Fight club (1999), pellicole destrutturate che narrano di vite destrutturate e finalizzate a destrutturare lo spettatore. La vita del macellaio è distante mille miglia rispetto a quella dello spettatore medio, eppure le sue riflessioni, la sua rabbia, la sua frustrazione e la sua ricerca d'amore sono, in nuce, le medesime che la persona comune può aver sperimentato in un dato momento della vita. Il macellaio senza nome approda a lidi estremi e non condivisibili in modo che lo spettatore, sano e salvo, possa gongolare pensando che a lui, di essere solo contro tutti, non succederà mai. Consigliato, ma solo agli allenati.
TRIVIA
Gaspar Noé (1963) dixit: "L'LSD o principalmente l'alcol può riportarti a un modo di pensare rettiliano, non sei più umano. È tutta una questione di sopravvivenza, di riproduzione, di sesso e di dominazione. Nel momento in cui iniziamo a perdere il controllo del cervello logico, passiamo a un modo di pensare psicotico" (lMDb.com).
⟡ I discorsi fuoricampo che si sentono nel film furono scritti dal regista dopo le riprese e in stato di alterazione alcolica, così che, almeno nelle intenzioni di Noé, venisse meglio veicolato lo stato psicologico del protagonista.
⟡ Il warning di 30 secondi prima del finale violento prende ispirazione dal "Fright break" proposto da William Castel in Homicidal (1961).
⟡ L'attore Philippe Nahon è morto ad 81 anni, il 19 aprile 2020, per complicazioni conseguenti al Covid19.
Titolo originale
Horrors Of The Black Museum
Regista:
Gaspar Noé
Durata, fotografia
93', colore
Paese:
Francia
1998
Scritto da Exxagon nell'anno 2010 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
