l'Ultimo uomo della Terra
-
Voto:
Il dottor Robert Morgan (Vincent Price) sembra essere l'unico superstite di una terribile epidemia. Di notte vive rintanato in una casa tenuta sotto assedio dagli esseri umani che sono divenuti vampiri fotofobici. Di giorno, quando le strade sono deserte, si aggira per la città infilzando con paletti il cuore dei malati. Pare, però, che anche una donna sia sopravvissuta.
LA RECE
Post-apocalittico tratto dal racconto "I Am Legend" di Matheson, precursore degli zombi-movie. La pellicola affascina per la sua atmosfera livida in bianco e nero e per il senso di solitudine, soprattutto nella prima parte, prima dell'arrivo dei "mostri umani" che la trasformano in un horror più convenzionale. Da recuperare e, infatti, recuperato.
Film finito nel dimenticatoio per anni e poi, grazie al cielo, recuperato sia dagli appassionati, sia dalla grande produzione hollywoodiana (Io sono leggenda, 2007) con risultati, però, del tutto diversi dall'originale. La regia venne attribuita a Ragona mentre quella della versione statunitense, che poi non diverge troppo dalla prima, a Salkow (ai tempi, agente di Price) il quale, probabilmente, è stato l’unico a sedersi sulla sedia del regista, dato che difficilmente il modesto Ragona avrebbe potuto realizzare una pellicola del livello de l’Ultimo uomo della Terra. Tratto dallo stesso racconto di Richard Matheson “I Am Legend” da cui Sagal prenderà ispirazione per 1975 - Occhi bianchi sul pianeta Terra (1971), l’Ultimo uomo della Terra, sarebbe potuto essere un filmone se la Hammer, che voleva realizzarlo nel ‘57 affidando la regia a Fritz Lang, non avesse incontrato una serie di inciampi produttivi, tali da passarne il progetto alla statunitense API di Robert Lipper specializzata in pellicole di serie-B. Volontariamente o meno, il lavoro di Salkow, regista meno che eccelso ma di mestiere, emerge in un affascinantissimo bianco e nero livido, precursore dei toni monocromatici de la Notte dei morti viventi (1968) con un Vincent Price protagonista che ha perso ogni cosa, umanità compresa, e si aggira per il quartiere Eur di Roma. Film pessimista e straniante che affascina soprattutto nella prima parte, esattamente come il remake del 2007, cioè prima che intervengano i mostri umani ad animare la faccenda, trasformando l’Ultimo uomo della Terra in un horror già più usuale. Vincent Price vince a mani basse anche perché il set è tutto suo; in ogni caso non è il film nel quale ha reso meglio. Pellicola assolutamente inadatta a coloro che dal cinema si aspettano piroette: il fascino della pellicola risiede esattamente nella sua apocalittica solitudine, nell'assenza di colore, nei silenzi e nel tedio rotto dalle risate isteriche del dottor Morgan mentre riguarda i filmati della sua famiglia. Consigliato e consigliabile vederlo in double-bill con la Terra silenziosa (1985) ma anche con la Notte dei morti viventi perché Romero costruirà quest’ultimo film (e Zombi e il Giorno degli zombi) su una scarna traccia titolata “Trilogia di Anubis” che, appunto, si basava sul lavoro di Matheson.
TRIVIA
⟡ Benché più fedele al racconto rispetto alle riduzioni cinematografiche del 1971 e del 2007 basate sullo stesso romanzo, qui, il nome del protagonista diventa Robert Morgan mentre nel romanzo e nei due film sopraindicati è Robert Neville.
⟡ La sceneggiatura fu parzialmente scritta da Richard Matheson, il quale, però, fu insoddisfatto del risultato finale nonché della scelta di Vincent Price come protagonista, così venne accreditato con lo pseudonimo Logan Swanson.
⟡ Charlton Heston, che vide il film prima di partecipare al remake 1975: occhi bianchi sul pianeta Terra (1971), lo definì: “Incredibilmente pasticciato, assolutamente non inquietante, mal recitato, scritto e fotografato in modo sciatto".
⟡ L’azione del film si svolge nel 1968.
⟡ Nella scena in cui Morgan viene attaccato dai vampiri, lo score musicale usato è il medesimo utilizzato nella sequenza dell’attacco del cormorano gigante nel film l’Ammazzagiganti (1962).
⟡ Per mostrare quanto fosse dura la vita del protagonista della storia, Vincent Price pretese di utilizzare gente vera per la scena nella quale carica dei corpi nel retro della macchina, e ciò spiega anche perché ci metta quella cura nell’atto.
Regista:
Ubaldo Ragona, Sidney Salkow
Durata, fotografia
86', b/n
Paese:
Italia
1963
Scritto da Exxagon nell'anno 2005 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
