White noise: the Light
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Voto:
Un uomo, senza apparente motivo, entra in un caffè e uccide la moglie e il figlio di Abe Dale (Nathan Fillion). Abe tenta il suicidio ma viene salvato in tempo; in quel frangente, l'uomo ha un'esperienza di pre-morte nella quale vede un tunnel di luce. L’esperienza lascia in eredità ad Abe il potere di vedere l'aura intorno a quelle persone la cui vita s’approssima alla fine. Ciò che Abe scoprirà suo malgrado è che le persone salvate da morte certa, dopo tre giorni, vengono possedute dal Diavolo e portano alla morte molte altre persone.
LA RECE
Sequel con stacco dal film precedente per tematiche; qui ci si concentra sulle esperienze pre-morte e il destino alterato. Ok per la seconda serata; il film offre intrattenimento grazie alle performance di Fillion e Sackhoff e alla cura visiva.
Seguito non connesso a White noise - non ascoltate (2005) che, come quello, non possiede nessuno specifico pregio artistico ma ha, di converso, quelle pacifiche qualità mainstream per garantire un intrattenimento disimpegnato. Il lavoro di Lussier, che si è fatto le ossa come montatore per Wes Craven, capitalizza il limitato seguito di pubblico derivato dal film del 2005 richiamando il titolo, ma dà una piega totalmente diversa alla storia. Qui, l'argomento EVP è ridotto a fenomeno accessorio e tutto il plot s'incentra sull'esperienza pre-morte e su un concatenamento di eventi derivato dalla modificazione del destino delle persone, cosa foriera di non pochi drammi come, peraltro, c’ha insegnato Final destination (2000). Dal momento che Abe collega la visione dell'aura alla morte delle persone, il fenomeno EVP viene definitivamente accantonato per passare alla fase dell'eroe involontario che salva vite. Anche così, totalmente slegato dal senso del titolo, il film ha qualche potenzialità per risultare interessante e non manca di alcuni momenti in cui la paura fa capolino, in maniera non troppo originale ma comunque funzionale. L'evoluzione degli avvenimenti, che si sforzano di risultare arzigogolati, non si discosta, invece, dai diversi cliché del cinema horror per tutta la famiglia e, nel tentativo di stupire la platea con elementi che vorrebbero essere sbalorditivi ma che devono invece rifarsi alla cultura pop per essere compresi, il film si fa lo sgambetto da solo. Partendo dal presupposto errato e diseducativo secondo il quale la morte è un evento malvagio voluto da un'entità malvagia (la Morte), si dà per conseguenza che opporsi al volere della Nera Signora sia uno sgarro pericoloso; nel caso in questione, il Diavolo viene in soccorso della Morte che, evidentemente, non è "Sorella Morte" di stampo francescano. Siccome il Diavolo ha il vezzo di fare l’opposto del buon Gesù che resuscitò il terzo giorno, ecco che tre giorni dopo aver salvato la gente dalla Morte, il Diavolo fa di queste persone i suoi sicari. Le prove? Ma nella Bibbia, come al solito! Il 666 dell'Apocalisse di San Giovanni equivale alla somma del valore numerico delle lettere che compongono la locuzione "Tria Mera", ovvero il Terzo Giorno. Ha senso tutto questo? No. Ha più senso prendere il film per quello che è: un horror-thriller curato a livello visivo ed effettistico che può far passare una discreta ora e mezza. Gli attori, entrambi provenienti dalle produzioni televisive, sono più che discreti: Nathan Fillion (Slither, 2006) è convincente nei panni dell'uomo desolato che si trova ad essere un eroe senza nessuna voglia di esserlo, mentre la premurosa infermiera Sherry, interpretata dalla solare Katee Sackhoff, è la controparte femminile di Abe, anche lei ferita sentimentalmente. Forse, Lussier avrebbe potuto sottolineare la dimensione personale relativa all'incontro di due persone diverse ma accomunate dal senso di perdita ma, probabilmente, si sarebbe trattato di tutt'altro film. Benino così.
TRIVIA
Patrick Lussier (1964) dixit: “Come regista sono stato molto fortunato a lavorare come montatore, regista e scrittore. Ho visto sia l'inizio che la fine del processo e questo mi permette di sapere cosa sia critico e cosa sia frivolo, soprattutto quando si ha un programma serrato. Ma, soprattutto, ho avuto la fortuna di lavorare con tanti grandi attori e membri della troupe nel corso degli anni. E, stranamente, il miglior consiglio che abbia mai ricevuto da un attore su come lavorare al meglio con gli attori, è stato quello del defunto e grandissimo Rutger Hauer. Mi ha incoraggiato a fidarmi dei miei attori, a incoraggiarli a essere coraggiosi e a dare forma a ciò che presentano, invece di affidarmi a una nozione preconcetta di ciò che ritengo sia meglio” (borrowingtape.com).
⟡ La locuzione "Terzo Giorno" non è resa in greco corretto, né è il modo in cui "Il Terzo Giorno" è scritto nella Bibbia. In greco, "terzo giorno" si dice "trìti mèra", mentre "tria" indica il numero tre. La locuzione presente nella Bibbia è, infatti, Triti Mera. Inoltre, se si provasse a trasformare la locuzione in valore numerico usando il greco si otterrebbe 557 e non 666. Con i valori dati nel film, Triti Mera otterrebbe il valore 1074, numero molto poco satanico.
⟡ Quando Marty, il collega di Abe, parla con lui di supereroi, lo soprannomina Capitan Calzamaglia (Captain Tightpants). Nell’episodio "Shiding" del serial Firefly (2002-2003), il personaggio interpretato da Nathan Fillion è chiamato con il soprannome di Captain Tightpants.
⟡ Il film cita A Venezia... un dicembre rosso shocking (1973) quando mostra un'inquietante bambina coll'impermeabile rosso.
⟡ Abe, in ufficio, ha il poster de la Cosa (1982).
⟡ Il dottor Karras interpretato da William MacDonald è un tributo al personaggio interpretato da Jason Miller ne l'Esorcista (1973).
Fast rating
Titolo originale
Id.
Regista:
Patrick Lussier
Durata, fotografia
99', colore
Paese:
USA, Canada
2006
Scritto da Exxagon nell'anno 2010 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
