30 giorni di buio

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Voto:

Nella cittadina di Barrow, Alaska, arriva l'inverno. Molti se ne vanno ma altri rimangono a sopportare trenta giorni di buio e un clima rigidissimo. Lo sceriffo Eben Oleson (Josh Hartnett) scopre cani e cittadini dissanguati: un gruppo di vampiri ha preso d'assedio la cittadina. Oleson, sua moglie (Melissa George) e il fratello (Mark Rendall), nonché altri sopravvissuti, devono resistere finché non tornerà il sole.

LA RECE

Horror d'assedio con vampiri che tengono in scacco un villaggio dell'Alaska durante il mese di oscurità polare. Protagonisti poco incisivi e vampiri troppo simili a zombi scattanti. Funziona come intrattenimento splatter con buoni effetti ma manca di originalità e una scrittura un po' approfondita.

Tratto da una miniserie di fumetti scritta da Steve Niles e disegnata dall'australiano Ben Templesmith, 30 giorni di buio viene prodotto da Sam Raimi e, da questi, passato in regia a David Slade che aveva attirato positive attenzioni tramite Hard candy (2005) e che, successivamente, sempre in tema succhiasangue, girerà Eclipse (2010) sequel della saga iniziata da Twilight (2008). Confezionato con attenzione grazie a un budget di tutto rispetto, 30 giorni di buio richiama un’originale sintesi fra le Notti di Salem (1979), per il villaggio tormentato dai vampiri, e la Cosa (1982), riferimento di ogni horror che osi piazzare i protagonisti in un remoto avamposto ghiacciato. Sfortunatamente, il lavoro di Slade sprofonda in mezzo alla neve e fatica a decollare, con i buoni rintanati e i cattivi che li braccano per le vie come fossero licantropi. Le cose vanno meglio verso il finale, con situazioni splatter ben realizzate ma per il film è ormai troppo tardi. Chiude un finale romantico e, fortunatamente, non conciliante. 30 giorni di buio schiva di buona misura certi cliché sul vampirismo ma cade nei modernismi da zombi-horror alla 28 giorni dopo (2002) o l'Alba dei morti viventi (2004) sia nella specifica realizzazione di alcune scene, sia nella scelta di far apparire i vampiri come scattanti podisti del tutto inumani. Benché nessuno dei protagonisti risulti incisivo o goda di approfondimenti psicologici, e gli ambienti, così come la storia, non brillino per originalità, il film, nel suo complesso, funziona come spettacolo d’intrattenimento, a patto di sospendere il senso critico e accettare che i nostri eroi si rotolino in mezzo alla neve per un mesetto di oscurità oltre il Circolo Polare Artico senza patire assideramenti vari. Se si sospende la ragione, certe scene, come quella della bambina vampira, sortiscono il loro effetto. Finezze effettistiche e cura fotografica si fanno apprezzare, il resto finisce velocemente nel dimenticatoio. Non è comunque tempo sprecato, soprattutto per coloro che non amano Dracula nelle sue sembianze più vintage. Con un seguito: 30 giorni di buio II (2010).

TRIVIA

Ben Ketai (1982) dixit: “Non ho ancora girato un film diretto alle sale, quindi non so come confrontare queste esperienze. Dato che 30 giorni di buio II è direct-to-DVD, penso ci sia un po' meno pressione… ci sono meno cuochi in cucina, insomma. Ci sono meno persone che ti parlano all'orecchio. Ti danno la libertà di provare cose che non riusciresti a fare per un lungometraggio diretto alle sale, come il finale che abbiamo realizzato o come gli omicidi, o il tono nichilista del film stesso” (comingsoon.net).

⟡ Nei giorni in cui doveva uscire il film nelle sale, furono distribuiti in internet sette corti (30 Days of Night: blood trails, 2007), poi compattati in un unico film di 30 minuti, che dovevano essere un prequel rispetto agli eventi narrati nel film. Poi, quella miniserie ebbe un seguito con 30 days of night: dust to dust (2008).

⟡ Nell'attico in cui si nascondono i superstiti, si può vedere la foto di Steve Niles, lo scrittore del fumetto da cui è tratto il film. Di fatto, Niles, quando iniziò a pensare alla storia, la sviluppò per farne un film ma, dopo diversi rifiuti da parte delle case di produzione, ripiegò sul fumetto.

⟡ Durante le riprese, l'attore Josh Hartnett soffriva per i sintomi della mononucleosi. In più, nello stesso periodo, dovette volare a Venezia, Londra, New York e Los Angeles per le premiere di the Black Dahlia (2006).

⟡ Benché nel film non vengano menzionati, tutti i vampiri, come si può leggere nei credits, hanno un nome.

⟡ Il linguaggio che usano i vampiri, al di là di qualche assonanza con lo slavo o l'ungherese, è una lingua del tutto nuova creata con la consulenza di un docente di linguistica.

⟡ La bimba vampiro ha, su entrambe le braccia, dei tatuaggi adesivi; si possono vedere solo in alcuni fotogrammi, dato che la scena è molto dinamica. I tatuaggi replicano il logo del gruppo musicale industrial Einstürzende Neubauten.

⟡ Nella cittadina di Barrows, che esiste davvero in Alaska e ha una popolazione di circa 4000 persone, in inverno il sole non sale mai sopra l'orizzonte per 67 giorni di fila, benché non ci sia buio pesto ma si abbia un crepuscolo dalla sera alle 4:00 a.m. Inoltre, Barrows non ha uno sceriffo, la sicurezza è gestita dal North Slope Borough PD e il suo aeroporto non viene mai chiuso per trenta giorni; la Alaska Airlines va a Barrows almeno una volta al giorno per tutto l'anno.

⟡ Le parabole satellitari che si vedono nel film sono orientate verso il cielo come noi siamo comunemente abituati a vederle. Tuttavia, le parabole in zona circumpolare sono orientate orizzontalmente o anche lievemente verso il basso, dato che i satelliti geostazionano sulla fascia equatoriale.

Titolo originale

30 Days of Night

Regista:

David Slade

Durata, fotografia

113', colore

Paese:

USA, Nuova Zelanda

Anno

2007

Scritto da Exxagon nell'anno 2012 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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