la Bottega che vendeva la morte
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Voto:
Un negozio di anticaglie gestito da un bonario vecchietto (Peter Cushing) è l'espediente per dar vita ad alcuni racconti. The gate crasher: Mr. Jeffries (Tommy Godfrey) acquista uno specchio abitato da un demone che lo porterà all'omicidio. An act of kindness: un infelice marito (Ian Bannen) viene in contatto con un venditore di strada (Donald Pleasence) e si innamorerà della figlia di quello (Angela Pleasence). The elemental: un uomo compassato viene avvertito da una sensitiva (Margaret Leighton) del fatto che sulla spalla soggiorna uno spirito elementare. The door: una porta è il varco per l'era di Carlo I e relativo personaggio storico malefico.
LA RECE
Portmanteau Amicus di rilievo, dismostrazione che la famosa casa di produzione britannica risciva a padroneggiare la materia e facendo ricorso a un horror elegante, lontano da toni visivamente eccessivi e prossimo agli inquietanti risvolti del paranormale.
Portmanteau dell'Amicus, casa di produzione inglese che sfidò per anni al botteghino la grande Hammer utilizzando l’antologia horror, la quale divenne il suo prodotto elettivo. Interessante la nascita del progetto, anche perché corrispose alla nascita di Connor come regista: “Nei primi anni '70, avevo opzionato una dozzina di racconti di Chetwynd Hayes dalla raccolta "The Unbidden" pensando di farne una serie televisiva. Io e due amici li abbiamo adattati in film di mezz'ora e li abbiamo fatti girare senza successo nel mondo della televisione. In qualche modo, sono finiti sulla scrivania di Milton Subotsky che mi ha chiamato per parlarne. Lui ne ha selezionati quattro, ha scritto una storia di collegamento e mi ha offerto la regia. Dopo essermi risollevato da terra per lo sbigottimento e avergli detto che non avevo mai diretto un film intero, lui ha pronunciato queste indimenticabili parole: “I montatori sono dei buoni registi. Ti circonderò di grandi attori e tecnici. Non preoccuparti”. Ha fatto quello che aveva detto ed è così che è nato Beyond the grave, ed è iniziata la mia carriera” (heyu-guys.com). E finisce che la Bottega che vendeva la morte sia risultato uno dei migliori prodotti di Subotsky. Non tutti i racconti paiono ugualmente ben riusciti ma la regia dell'esordiente Connor, a cui spetterà una carriera più che altro televisiva, si dimostrò decisamente creativa ed elegante, aiutato o meno. Come per tutti i portmanteau, esiste una storia di contorno che lega gli episodi (wraparound story): in questo caso, si tratta di una bottega che vende strani oggetti, gestita da un inoffensivo vecchino che ha un suo sottile e terribile modo di vendicarsi di quegli acquirenti che cercano di gabbarlo; nei panni del venditore, il bravissimo Peter Cushing che mette nella parte uguali dosi d'innocenza e minacciosità. Ogni personaggio che entra nella bottega darà vita a un episodio differente, chi più spiccatamente horror, altri con toni da black-comedy. Il secondo e il terzo episodio i più interessanti, mentre l'ultimo si distingue soprattutto per la curatissima fotografia di Alan Hume. Il primo episodio, lungi dall'essere brutto, è comunque abbastanza canonico. Diversamente, an Act of kindness offre un insieme d'interpretazioni davvero notevoli e inusuali. Nell'episodio, curioso e poco prevedibile, i tre interpreti (Ian Bannen, Donald Pleasence e la vera figlia di quest'ultimo, Angela) fanno a gara a chi recita meglio; impressionante la somiglianza fra i due Pleasence; inquietante come i medesimi lineamenti che su Donald disegnano un volto dolce, risultino terribilmente sinistri sulla faccia della figlia. Il terzo episodio ha toni più manifestamente comedy con una divertente ed esagitata Margaret Leighton, nei panni della sensitiva Madame Orloff, impegnata in un bizzarro rituale di esorcismo che metterà a soqquadro la casa del pover’uomo (Ian Carmichael) “infestato” da uno spiritello elementare - elementario nella verione di casa nostra - che gli soggiorna sulla spalla; divertente soprattutto la contrapposizione fra l'atteggiamento bizzarro della sensitiva e la compassata flemma del britannico. Data la qualità generale con la quale sono stati realizzati gli episodi, è facile che la preferenza cada soggettivamente in base al fatto che una persona preferisca un tipo di orrore più classico e privo di orpelli comici piuttosto che altro; in questo caso, il primo episodio dell'antologia con il bravo Tommy Godfrey darà le maggiori soddisfazioni. Con la Bottega che vendeva la morte, la Amicus dimostrò di padroneggiare la materia e di far ricorso a un horror elegante, lontano da toni visivamente eccessivi e prossimo agli inquietanti risvolti del paranormale. Pellicola meritevole e godibile da tutti.
TRIVIA
Kevin Connor (1937) dixit: “Pensavo che la regia fosse ben oltre la mia portata; in realtà volevo fare il cameraman, mi piaceva l'idea di salire sul braccio della gru della telecamera. La mia intenzione era produrre film dell'orrore ma una volta che ho contratto la malattia della regia... non si è arrestata” (ibidem).
⟡ Altre antologie dell'Amicus sono: le Cinque chiavi del terrore (1964), il Giardino delle torture (1967), la Casa che grondava sangue (1970), la Morte dietro il cancello (1972), Racconti dalla tomba (1972), the Vault of horror (1973).
⟡ L'idea per il film nacque da un caso fortuito. Il regista Connor, transitando in un aeroporto, comprò un libro di Raymond Chetwynd-Hayes che conteneva diversi racconti horror.
Titolo originale
From Beyond the Grave
Regista:
Kevin Connor
Durata, fotografia
97', colore
Paese:
UK
1973
Scritto da Exxagon nell'anno 2011; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
