la Città perduta
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Voto:
In un mondo di fantasia, i bambini vengono rapiti dal cattivo scienziato Krank (Daniel Emilfork) che vuole rubare i loro sogni e rallentare il proprio processo d'invecchiamento. One (Ron Perlman), il forzuto del circo, vuole liberare il fratellino Denree (Joseph Lucien) e in questo viene aiutato dalla piccola Miette (Judith Vittete). I due si recheranno sulla piattaforma dove Krank vive con la moglie nana Mademoiselle Bismuth (Mireille Moissé) con sei figli clonati (Dominique Pinon) e "il cervello" Irvin.
LA RECE
Scenografia e mondo steampunk di grandissimo fascino. Buono anche il sentimentalismo e le rese attoriali. Un po' stancante la clownerie. Da recuperare perché, ingiustamente, dimenticato.
A quattro anni di distanza da Delicatessen, Jeunet e Caro presentano di nuovo una realtà steampunk, grottesca e oscura ma non priva di sentimentalismi. I due registi sembrano ancora subire il fascino di ambientazioni bizzarre, personaggi strambi, colori accesi, tubi e nebbie. Con un budget superiore a quello a disposizione nel 1991, e con il vantaggio estetico degli abiti disegnati da Jean-Paul Gaultier, i due cineasti presentano un lavoro che richiama l'attenzione degli spettatori che amano pellicole di strane forme e colori quali, ad esempio, Santa sangre (1989), Brazil (1985), Moulin rouge (2001), la Antena (2007). Secondo i dettami dello steampunk, la narrazione è inscritta in un mondo di fantasie vittoriane con un certo gusto per i romanzi di Jules Verne che si incarnano in macchinari arrugginiti, umidi e scombinati; ma c'è anche qualcosa che ci parla di Dickens, Fellini e riferimenti all'arte pittorica. Ogni cosa è curata nei minimi dettagli, tanto che la scenografia sembra puro artigianato, e il tutto è sacralizzato da una fotografia eccelsa firmata da Darius Khondji, Oscar per il suo lavoro con Se7en (1995). Lo spazio in cui si muovono i protagonisti sembra immenso e, al medesimo tempo, claustrofobico, animato da personaggi da circo Barnum che danno vita a un'atmosfera in bilico fra il comico e il macabro (confronta con i riferimenti estetici del ben successivo videogioco Little Nightmares, 2017). Il pericolo è che l'estetica del film surclassi la trama e, in effetti, all'inizio del film si viene piacevolmente distratti dalle ambientazioni, mentre si ha difficoltà a entrare in sintonia con il racconto. È una questione di minuti: il plot è semplice e solido, e la sua morale fa riferimento alla capacità della creatività di sfuggire al reale, cosa che sembrerebbe riuscire meglio ai bambini. All'interno di questa morale, si va ad iscrivere la relazione fra la piccola Miette e il gigante One, una relazione per certi versi ambigua, quale fu quella di Leon (1994) ma che, a meglio guardare, illustra una ricerca di vicinanza, calore, famiglia. Buona l'interpretazione dei due: Perlman farà fortuna professionalmente; Juditte Vitette, invece, troverà migliore realizzazione come costumista. Sicuramente più incisive le interpretazioni di Emilfork nei panni di Krank e quella multipla di Pinon. Emilfork (il Casanova di Fellini, 1976) interpreta un Krank orribile e tragico che rammenta Max Schreck in Nosferatu (1922); Dominique Pinon, protagonista in Delicatessen, si moltiplica sfruttando il suo viso plastico e inscenando gag di gusto retrò. La messa in scena rimane il punto forte de la Città perduta ed essa fa perdonare gli eventuali limiti di sceneggiatura e la comicità clownesca che dopo un po' tedia. Quel dommage che questo film non abbia ricevuto, qui da noi, la giusta attenzione.
TRIVIA
Jean-Pierre Jeunet (1953) dixit: "Il cinema, dopo la nouvelle vague, sembra sempre raccontare storie di coppie che litigano in cucina. Io preferisco scrivere storie positive" (IMDb.com).
⟡ Nel commento audio del DVD, l'attore Ron Perlman ha detto che la scena che ha avuto più difficoltà a recitare è stata quella nella quale, sotto l'effetto della droga, picchia Miette.
⟡ Le gemelle erano unite per una gamba ma, ovviamente, non lo erano le attrici che le interpretavano. Fu costruita una gamba finta indossata dalle due donne nello stesso momento, il che impediva loro di deambulare; questo è il motivo per cui le gemelle non si vedono mai camminare.
⟡ Durante le riprese, Ron Perlman fu morso dal cane legato alla corda e Judith Vittet venne morsicata dal topo con il magnete.
⟡ Ron Perlman era l'unico attore americano del cast e non parlava francese, comunque imparò tutti i suoi dialoghi senza fare un errore.
⟡ Di questo film fu prodotta un'avventura grafica per PC dalla Psygnosis; Marc Caro ne supervisionò la realizzazione.
Titolo originale
La Cité des Enfants Perdus
Regista:
Jean-Pierre Jeunet, Marc Caro
Durata, fotografia
112', colore
Paese:
Francia
1995
Scritto da Exxagon nell'anno 2005; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
