Ed Gein - Il macellaio di Plainfield

-

Voto:

Biopic su Edward Theodore Gein, lo schizofrenico di Plainfield. Nato il 27 agosto 1906 a La Crosse, Winsconsin, Gein ha vissuto a Plainfield per poi morire per complicanze respiratorie in un manicomio nel 1984. A causa di un padre insensibile e di una madre, a propria volta, disturbata, credente fanatica, Ed Gein patì una grave psicosi che assunse la manifestazione di uno pseudo-transessualismo in comorbilità con tendenze necrofilie e cannibaliche che verranno messe in pratica in età adulta. Nessun serial killer è stato tanto seminale a livello cinematografico quanto Ed Gein. La sua vita e le sue "opere" hanno ispirato Psyco (1960), Non aprite quella porta (1974), il Silenzio degli innocenti (1990) e, di conseguenza, tutti i film che ad essi si sono ispirati. La storia di Ed Gein fu portata sullo schermo soltanto nel 1974 dal misconosciuto Deranged, film disturbante ma meno fedele ai fatti, a partire dal nome del protagonista, non Ed Gein ma Ezra Cobb. Il film Ed Gein, invece, è un racconto accurato, essenziale nella sceneggiatura e nella messa in scena per volontà e limitazioni del budget. La sceneggiatura è curata da Stephen Johnston che scrisse anche Ted Bundy (2001), altro biopic su un notissimo killer seriale. Notevole l'attore protagonista, uno Steve Railsback non nuovo a ruoli di questo genere (in Helter Skelter, 1976, interpretò Charles Manson) e pratico dell'horror (Slash, 2002; Disturbing behavior, 1998; Alligator II: the mutation, 1990) che riesce a dipingere l'estremo disagio psicologico soltanto con una sottile smorfia e mai con un'espressione di rabbia o furia. Poco tratteggiati i personaggi che ruotano intorno alla tragica figura del serial killer, compresa la madre Augusta, interpretata da una bravissima Carrie Snodgress (Fury, 1978; Sex crimes - giochi pericolosi, 1998) che forse avrebbe meritato maggior spazio. Il regista Parello (Henry: portrait of a serial killer - part 2, 1998), riesce a far fruttare i soldi a disposizione e, più che mostrare, fa intuire: pregevole la scena in cui Ed si cucina due bistecche sottintendendo che si tratti di carne umana, o forse no. Iconica l’immagine del folle che balla alla luce della luna vestito con pelle umana: Leatherface e Jame “Buffalo Bill” Gumb gli devono più di qualcosa. Non aspettatevi fuochi d'artificio ma solamente un low-budget che riesce a mantenersi in buon equilibrio fra storia vera e ovvie necessità exploitation. Per quanto riguarda la storia del cinema, cito una frase di Harold Schechter, biografo di Ed Gein: "Uno degli effetti più significativi del caso Gein fu l'americanizzazione dell'orrore. Prima di Gein, i mostri che popolavano i film dell'orrore erano stranieri, venivano dall'Egitto, dalla Transilvania, altri dallo spazio. Con Gein ha inizio la rappresentazione di un orrore tipicamente americano". Chi voglia approfondire veda anche il mediocre Ed Gein: the butcher of Plainfield (2007).


commercial
Titolo originale

In the Light of the Moon

Regista:

Chuck Parello

Durata, fotografia

89', colore

Paese:

USA

Anno

2000

Scritto da Exxagon nell'anno 2009; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0