Frankenstein e il mostro dell'inferno
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Voto:
Simon Helder (Shane Briant), chirurgo seguace delle teorie di Victor Frankenstein (Peter Cushing), viene arrestato per furto di cadaveri e viene condannato ad essere internato in manicomio. In quel luogo, tuttavia, si rifugia proprio il dottor Frankenstein, coperto dal corrotto direttore Klauss (John Stratton). Il folle “creatore di esseri” assume Simon come assistente per affiancarlo nel suo attuale esperimento: combinare varie parti anatomiche di detenuti per dare vita ad una creatura mostruosa ma intelligente (David Prowse). In questo, i due vengono anche aiutati dalla graziosa e muta Sarah detto l’Angelo (Madeline Smith).

LA RECE
Ultimo capitolo della saga Hammer con Fisher e Cushing, il film riflette le difficoltà economiche della casa di produzione con trovate e soluzioni discutibili, ma ha anche un mood interessante e quadretti persino involontariamente spassosi. Fisher riesce a proporre un mostro intelligente e sofferente come voleva Mary Shelley, chiudendo con malinconia un'era del cinema horror. Ai tempi, un insuccesso nelle sale; oggi si gode maggiormente.
Ultimo lungometraggio destinato alle sale diretto da Fisher, nonché ultimo film Hammer sul folle creatore di mostri. La casa di produzione inglese, che due decenni prima aveva reinventato l'horror, all'inizio del '70 versava in pessime acque. I gusti del pubblico erano cambiati e le eleganze british della Hammer non facevano più presa: Frankenstein e il Mostro dell'inferno, anche noto da noi come la Creatura di Frankenstein, nei titoli di testa reca nota copyright 1973 ma la pellicola uscì solo due anni dopo; due anni dopo ancora, cioè nel '76, la Hammer avrebbe praticamente chiuso i battenti. Il film in questione, per certi versi, riflette le difficoltà economiche che la produzione stava attraversando. Tutto si svolge su set limitati, poveri, scuri, e alcune soluzioni estetiche sono risibili: a Cushing viene fatta indossare una parrucca assurda che lui stesso dirà farlo assomigliare all'attrice Helen Hayes (Addio alle armi, 1932). L'eleganza e la cura dei dettagli estetici, tipica delle produzioni Hammer di un tempo, è ormai quasi persa e anche il tentativo di rendere più moderno il racconto, mostrando una creatura di Frankenstein ibridata con un licantropo (o un bruto belluino, scegliete voi), funziona solo parzialmente, così come funziona solo in parte il tentativo di rendere più splatter il film mostrando, con dovizia di particolari, bulbi oculari e scatole craniche aperte. Si rilevano, però, alcuni aspetti eccessivi decisamente divertenti, quali Frankenstein che butta a terra grossolanamente il cervello della creatura per poi scivolarci sopra con i piedi o, ancora, il folle doc che si esalta per i rognoni stufati che Sarah gli serve nello stesso studio nel quale compie esperimenti di raffinata chirurgia. E poi, ciliegina sulla torta, il delirante progetto che Frankenstein ha per la dolce Sara: la giovane era stata violentata (evito di rivelare da chi) e da ciò il suo mutacismo; Frankenstein progetta di farla accoppiare con il mostro così da dare alla luce una creatura perfetta, e tutto ciò su questa base scientifica: "Sono certo che un altro shock potrebbe farle tornare la parola; intanto, potrebbe realizzarsi come donna!". Realizzarsi come donna tramite un trauma e un accoppiamento forzato con un mostro. Mica male come terapia psicologica! Terence Fisher e Peter Cushing, quest'ultimo a 59 anni in evidente cattivo stato di salute, rimangono due grandi professionisti e, grazie a loro, la pellicola si mantiene a livelli sufficienti ma il finale gore, con il corpo del mostro fatto a pezzi dai pazienti del manicomio con frattaglie schiacciate sotto i piedi, pur visivamente efficace tradisce gli aneliti modernisti della Hammer che macchiano un ventennio di scelte artistiche ben diverse. Se non altro, Fisher recupera le debolezze de gli Orrori di Frankenstein (1970) diretto da Sangster e propone un mostro di Frankenstein che, come voleva Mary Shelley, è intelligente e soffre per la sua condizione. Un po' di tristezza sapendo che con questo film si conclude una saga e, in pratica, tutto un modo di fare cinema horror. Nella serie del mad doctor prodotta dalla Hammer, i precedenti film erano: la Maschera di Frankenstein (1957), la Vendetta di Frankenstein (1958), la Rivolta di Frankenstein (1964) la Maledizione di Frankenstein (1966), Distruggete Frankenstein!(1969) e gli Orrori di Frankenstein (1970). La Hammer produsse anche il televisivo the Tales of Frankenstein (1958).
TRIVIA
Madeline Smith (1949) dixit: “Quando hai un seno come il mio, il confine tra essere sexy ed essere ridicola è molto sottile.”
⟡ Secondo quanto riferito dallo stesso attore Briant, in questo film è stato utilizzato sangue umano. Il sangue che non poteva più essere utilizzato per le trasfusioni è stato prelevato dalla banca del sangue e utilizzato nel film, anche nella famigerata scena in cui il barone Frankenstein usa i denti per comprimere un'arteria recisa del mostro.
⟡ Come risulta anche ad uno sguardo poco attento, le riprese esterne del manicomio sono state effettuate usando un modellino.
⟡ Questa è stata la sesta e ultima volta che Peter Cushing ha interpretato il ruolo del barone Victor Frankenstein
⟡ David Prowse, che interpreta il mostro, è noto per aver interpretato anche Darth Vader nella trilogia originale di Star Wars. In entrambi i ruoli, la sua voce è stata doppiata da un altro attore (James Earl Jones per Darth Vader).
⟡ Secondo quanto riferito da Cushing, il regista Fisher disse che questo era il suo Frankenstein preferito.
Fast rating
Titolo originale
Frankenstein and the monster from hell
Regista:
Terence Fisher
Durata, fotografia
96', colore
Paese:
UK
1973
Scritto da Exxagon nel settembre 2025 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0