la Maschera di Frankenstein
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Voto:
1860. In una cella in attesa di essere giustiziato, il barone Frankenstein (Peter Cushing) racconta la sua storia a un prete. Dopo aver ereditato la fortuna paterna, Frankenstein si impegnò in esperimenti scientifici supportato dal tutore Paul Krempe (Robert Urquhart): l'idea era ridare vita a un morto utilizzando organi di diversi cadaveri. Krempe iniziò a dissociarsi dalla folle idea del barone e poco poté l'amore della bella Elizabeth (Hazel Court).
LA RECE
Monster-movie ma, soprattutto, esplorazione dell'hubris scientifica, tema che risuonava particolarmente nell'era atomica. Come affermato dallo sceneggiatore Sangster: "Non stavamo facendo un film horror, stavamo facendo un film sulla scienza impazzita in technicolor".
La Hammer aveva già prodotto diversi horror a partire dal 1935 ma è solo con la Maschera di Frankenstein che ebbe inizio il leggendario successo della casa di produzione britannica. Questo film, insieme a Dracula il vampiro (1958), diede il via a una rinascita del genere dopo che il successo dei prodotti della Universal si era affievolito e, arrivati agli anni '50, oltre agli atomic-monster di Corman e soci, non si trovavano valide alternative. La Maschera di Frankenstein sortì l'effetto che negli anni '90' ebbe Scream (1996): animò una nuova ondata d'interesse per il genere e permise alla Hammer di tenere banco per due decadi. L'idea per il film venne a Milton Subotsky che, successivamente, fondò insieme a Max Rosenberg la Amicus Films, casa di produzione inglese in qualche modo rivale della Hammer. Lo script, corretto molte volte per evitare eccessivi riferimenti ai Frankenstein della Universal, prevedeva inizialmente che il film fosse in bianco e nero e che Boris Karloff vestisse i panni di Frankenstein; tuttavia, dal momento che la Universal minacciò denunce se la Hammer avesse copiato elementi dai loro film, Jimmy Sangster riscrisse completamente il soggetto e Jack Asher decise di girare in Eastman color. Quindi, non solo la Maschera di Frankenstein è uno dei primi horror a essere stato girato a colori ma è anche uno dei primi ad aver messo in bella vista elementi forti: bulbi oculari, mani mozzate, decapitazioni. Non la si può certo definire una pellicola splatter, eppure the Curse of Frankenstein, ai tempi, generò molto clamore, tanto che la censura inglese creò uno specifico rating, quello X, per una pellicola definita "repellente". Nonostante il successo e il clamore, non si può dire che il film di Fisher sia tecnicamente migliore rispetto a quello diretto nel ‘31 da Whale, eppure presenta qualità non trascurabili derivate dalla necessità di non ricalcare, pena il plagio, i lavori Universal. Il romanzo della Shelley e il film del ‘31 s'incentravano sull'idea di un uomo che giocava a imitare Dio, sulla la crisi dello scienziato che osa troppo, e sulla reietta Creatura che genera caos. Il film di Fisher si svolge nella metà del XIX secolo ma appare chiaro il parallelo con la società inglese del tempo; inoltre, non c'è nessun interesse nel voler creare una dimensione empatica fra il pubblico e la Creatura o il Barone, scienziato molto più spregiudicato del suo predecessore del '31. I film della Hammer che trattano il mito di Frankenstein mantengono, infatti, la promessa suggerita dai titoli: si tratta di film incentrati sulla figura del barone più di quanto avvenga col mostro da lui creato. Lo shock generato dal film non deriva dall'aspetto deturpato di Christopher Lee nei panni della Creatura, un make-up molto poco esaltante, piuttosto dalla follia di Frankenstein che, incarnazione dell'arroganza scientifica portata all'estremo, non impara dagli errori e persegue il proprio folle sogno immorale, al punto di trasformarsi in assassino per procurarsi gli organi che gli occorrono. Il mostro del film di Fisher è, quindi, Frankenstein e non la sua Creatura, deforme, incatenata al muro e quasi incapace di reggersi in piedi, un essere deforme e violento che riflette più da vicino l'orrore della manipolazione genetica. Peter Cushing offre un'ottima performance nei panni di un arrogante Frankenstein che rinuncia a tutto e fa di tutto per perseguire la sua meta. A farne le spese, soprattutto, Elizabeth: l'amore della donna ha poca presa sul manipolativo barone che se l'intende con la serva Justine (Valerie Gaunt) ennesima vittima dei suoi piani. Altra nota di pregio, la scenografia: il Frankenstein della Universal optava per una stilizzazione degli ambienti mentre la Hammer, e diverrà una costante, creò una scenografia ricca e realistica con un uso del colore che rappresentò una rottura radicale con la tradizione dell'horror in bianco e nero della Universal. Visione consigliata anche per il suo valore storico.
TRIVIA
⟡ Gli altri film della Hammer relativi a Frankenstein sono: la Vendetta di Frankenstein (1958), la Rivolta di Frankenstein (1964), la Maledizione di Frankenstein (1966), Distruggete Frankenstein! (1969), gli Orrori di Frankenstein (1970) e Frankenstein e il mostro dell'inferno (1973). Peter Cushing veste il ruolo del Barone in tutti i film, a parte quello del ‘70 che ha toni da commedia. La Hammer produsse anche the Tales of Frankenstein (1958) un prodotto televisivo.
⟡ L'originale versione cinematografica fu tagliata dalla BBFC per rimuovere un primo piano di bulbi oculari visti attraverso una lente d'ingrandimento. Un'altra scena che riguardava una testa mozzata fu filmata ma mai montata.
⟡ Non era la prima volta che Peter Cushing e Christopher Lee lavoravano insieme: avevano partecipato entrambi a l'Amleto (1948) di Laurence Olivier.
⟡ Ecco cosa disse Peter Cushing in un'intervista rilasciata negli anni '80: "Abbastanza stranamente, non mi piacciono per nulla i film horror. Mi piace farli perché piacciono alla gente ma i miei film preferiti sono molto più fini di quelli dell'orrore. Mi piace guardare pellicole come il Ponte sul fiume Kwai (1957), l'Appartamento (1960) o i musical".
⟡ Il fatto che il film abbia inizio nel 1860 lo si evince guardano la Vendetta di Frankenstein.
⟡ Per molti anni, la Maschera di Frankenstein detenne il record del film UK che aveva incassato di più in rapporto al budget impiegato (il film incassò più di 7 volte il suo budget).
⟡ Il make-up del mostro interpretato da Christopher Lee fu inventato all'ultimo minuto. Dopo vari tentativi fatti con un calco del volto di Lee, il truccatore Philip Leakey s'inventò il trucco direttamente sulla faccia dell'attore un giorno prima che le riprese iniziassero, usando cotone e altri materiali caserecci. Dal momento che non furono usati calchi o protesi, ogni giorno il truccatore doveva rifare il make-up a Lee basandosi sulle foto di scena.
⟡ L'immagine di Peter Cushing che guarda attraverso la lente d'ingrandimento, con il suo occhio ingrandito dalla lente, è stata parodiata nel film Top secret! (1984).
Titolo originale
The Curse Of Frankenstein
Regista:
Terence Fisher
Durata, fotografia
82', colore
Paese:
UK
1957
Scritto da Exxagon nell'anno 2008; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
