Omen - il Presagio
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Voto:
L'ambasciatore americano Robert Thorn (Liev Schreiber), informato della morte alla nascita del proprio figlio, accetta di adottare un bambino senza avvertire la moglie Katherine (Julia Stiles). Nonostante i successi lavorativi dei Thorn, la serenità familiare sfuma a causa dello strano comportamento del piccolo Damien (Seamus Davey-Fitzpatrick) e crolla definitivamente con l'arrivo della nuova tata Mrs. Baylock (Mia Farrow). Padre Brennan (Pete Postlethwaite) cercherà di avvertire Robert Thorn del fatto che suo figlio non è un bambino comune, e ci rimetterà la pelle. Tragici sviluppi, nonché l'aiuto del fotografo Jennings (D. Thewlis), convinceranno l'ambasciatore che Damien è il figlio di Satana.
LA RECE
Tra riverenza e reinvenzione, per questo remake si opta decisamente per la prima e le novità sono poche; estetica curata, confezione mainstream ma nulla di particolarmente innovativo.
All'inizio fu il Presagio (1976) a cavalcare l'epica del Maligno inaugurata da l'Esorcista (1973). Il film diretto da Richard Donner fu un successo che richiese sequel più o meno riusciti: a Maledizione di Damien (1978), Conflitto finale (1981) e un quarto capitolo prodotto per la tv, Omen IV - presagio infernale (1991). In questo nuovo millennio di inquietudini sociopolitiche, sfruttando una coincidenza da calendario che vuole il 6/6/06 apocalitticamente evocativo, si pianificò il rifacimento del film del ‘76 in coda alla moda dei remake horror che ha caratterizzato i primi due decenni del XXI secolo. The Omen, fedele alla pellicola di trent'anni prima, rinuncia a facili soluzioni effettistiche e sfrutta i timori millenaristici aggiornati alle teorie cospirazioniste, con tanto di rilettura del disastro delle Torri Gemelle come indizio apocalittico. Ripresentate anche le scene che fecero la storia della pellicola del ’76: la tata che s’impicca alla festa, la madre che rimane vittima di un "incidente domestico", il fotografo decapitato (ma, qui, in modo più complesso stile Final destination, 2000), Bugenhagen col suo nome da paura e, naturalmente, la Baylock col fido cane demoniaco interpretata da Mia Farrow che aveva già avuto la sua bella esperienza con neonati satanici (Rosemary’s Baby, 1968). Il nuovo piccolo Damien non è memorabile o, comunque, non più del suo predecessore Harvey Stephens che appare qui, cresciutello, nei panni di un giornalista. La vera novità sul piano stilistico è rappresentata dagli intermezzi onirici che non comparivano nell'originale e che, in questo remake, riescono, più o meno bene, a mettere paura. Questionabile, invece, la scelta di non recuperare la colonna sonora di Jerry Goldsmith, così decisiva per il successo del film originale, sostituendola con il lavoro di Marco Beltrami non dello stesso impatto. Pur risultando un horror mainstream curato e di sicuro intrattenimento, the Omen non emerge forse proprio per il rispetto che porta all’originale che lo instrada nel genere “copia pedissequa” la cui visione si rende quindi non necessaria. Vedere il film senza aver mai visto l’originale potrebbe essere la cosa migliore; chi, invece, avesse già visto il film di Donner dovrà farsi bastare i nuovi inserti onirici e le limitate variazioni.
TRIVIA
John Moore (1970) dixit: “Ci sono argomenti per i quali molte persone sarebbero inorridite al pensiero che un regista come me voglia avvicinare, ma ho ancora l'ambizione di fare film che siano divertenti e che tocchino alcuni problemi con cui abbiamo a che fare attualmente” (IMDb.com).
⟡ Durante le riprese, al piccolo Seamus Davey-Fitzpatrick non fu mai detto che il personaggio da lui interpretato era il figlio del Maligno.
⟡ Nella scena finale, quando il padre di Thorn è inseguito dalla polizia, ci si dovrebbe trovare a Londra ma la vera location è tradita da due indizi: in primo luogo le macchine viaggiano sulla carreggiata destra, poi, più palesemente, si legge una scritta ceca su un negozio. Erano a Praga.
⟡ Quando Robert Thorn va all'Opera a sentire la Salomè di Richard Strauss, si sentono le ultime note del pezzo e, nella scena successiva, si vede Robert che sta per incontrare padre Brennan. Subito dopo, le luci iniziano a lampeggiare per indicare che l'opera sta per riprendere; la Salomè di Strauss, tuttavia, è un'opera in un unico atto e non ci sono pause.
⟡ Il fotografo Jennings mostra alcune foto a Richard dicendo che gli era venuto il dubbio che alcuni rullini fossero difettosi. Tuttavia, in precedenza, vediamo che quelle stesse foto erano state fatte con una macchina digitale, la Nikon D2.
⟡ La città di Megido non è, come si dice nel film, a sud di Gerusalemme ma a nord, fra Haifa e Hadera. Inoltre, il nome Megido non deriva da Armageddon, ma è il contrario: Armageddon è una distorsione latina di Har Megido che, in ebraico, significa Monte Megido.
Titolo originale
the Omen
Regista:
John Moore
Durata, fotografia
110', colore
Paese:
USA
2006
Scritto da Exxagon nell'anno 2011; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
