Paura.com
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Voto:
Dopo alcune morti misteriose che presentano le medesime caratteristiche, Terry (Natascha McElhone), che lavora al dipartimento di sanità, investiga, con l'aiuto del detective Mike Reilly (Stephen Dorff), la possibilità che la città sia piagata da un nuovo virus. Risulterà, però, che le vittime, 48 ore prima del decesso, avessero visitato il sito fear.com
LA RECE
Uno dei primi tentativi, quindi lontano dalla perfezione, di articolare su pellicola l'ansia per una società della sorveglianza e della memetica che stava emergendo nel periodo immediatamente successivo all'11 settembre. Meritevole di un parziale recupero.
Il poco prolifico Malone torna dopo il Mistero della casa sulla collina (1999) con questo film di seconda fila, una non esaltante meditazione sui pericoli delle nuove tecnologie e del voyeurismo digitale che pare voler omogenizzare sia il neo-noir di pellicole di fine millennio quali Sevenn (1999), sia la corrente j-horror, sia l'estetica nascente del torture porn che rileviamo nella caratterizzazione del villain, la cui figura anticipa il Jigsaw di Saw (2004) come emblema del torturatore-filosofo che trasforma la sofferenza in performance mediatica. Il film, in realtà, inizia a godere ora di una certa rivalutazione, seppur minima, perché né ai tempi riscosse successo al botteghino, né piacque granché agli appassionati. I critici dell'epoca, guidati dalla stroncatura di Roger Ebert che lo definì "un film privo di logica, coerenza e buon senso", non apprezzarono, me compreso, una certa capacità di preveggenza del film circa elementi e paure culturali che non erano ancora state pienamente integrate nella coscienza collettiva. Girato nelle desolate periferie industriali del Lussemburgo, che fungono da surrogato di una New York post-apocalittica, il film anticipa involontariamente l'ansia millennial per la contaminazione virale che si propaga attraverso le nuove tecnologie (leggasi memetica), un tema che anticipa fenomeni poi di enorme successo tipo creepypasta e l'estetica di Black Mirror (2011). Qualche brivido ci scappa anche nell’impianto da noir sudicio che dovrebbe far sorvolare sulla pochezza generale, immerso in una tavolozza cromatica desaturata di verdi biliari e blu metallici, e tutto ciò in contrasto all'elemento tecnologico che, rivisto oggi pare modernariato, con il primitivo design del sito web che ricorda i primi esperimenti in Flash, visione da capsula temporale dell'immaginario digitale pre-sociale media. Sul finale, poi, si strafà con il digitale tramite una scena memore de il Tagliaerbe (1992), e con la bambina vestita di bianco che gioca con la palla, a metà fra il ghost nipponico e la citazione da Operazione paura (1966) di Mario Bava, e non è neppure l’unico rimando al nostro cinema di genere. Anche il comparto attoriale sembra voler richiamare il cinema horror che fu, con Jeffrey Combs di Re-Animator (1985) e il mefistofelico Udo Kier; Stephen Dorff, invece, qui è, come tante volte altrove, il duro poliziotto. Anche se ostacolato da una sceneggiatura incoerente e da scelte narrative spesso confuse, FearDotCom merita una seppur minima rivalutazione come documento storico di un momento di transizione nell'immaginario dell'orrore. Dategli una seconda occasione, almeno in seconda serata.
TRIVIA
William Malone (1953) dixit: “Prima di tutto, adoro il cinema. Posso guardare l'erba crescere se viene girata in CinemaScope e su pellicola. […] La maggior parte di chi faceva film horror all'epoca pensava di essere nei bassifondi del mondo del cinema. Con l'eccezione di una manciata di registi come John Carpenter, Tobe Hooper e un paio di altri, la maggior parte di loro odiava l'horror e lo faceva solo per fare soldi. Questo mi ha molto frustrato” (pophorror.com).
⟡ "Dr. Gogol" scritto sul muro della metropolitana nella prima scena è un riferimento ad Amore folle (1935), un altro film che tratta di un dottore pazzo.
⟡ La scatola di vetro che contiene parti anatomiche derivata da il Mistero della casa sulla collina fa la sua apparizione anche in questo film.
⟡ I corpi mutilati nell'appartamento di Pratt sono corpi veri trasformati in arte dallo scultore tedesco Gunther von Hagens.
⟡ Polidori, il medico interpretato da Kier, ha lo stesso nome del chirurgo di Lord Byron presente la notte nella quale, alla scrittrice Mary Shelley, venne l'idea di "Frankenstein".
Titolo originale
Feardotcom
Regista:
William Malone
Durata, fotografia
101', colore
Paese:
USA
2002
Scritto da Exxagon nell'anno 2004 + aggiornamento; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
