Popcorn
-
Voto:
Un gruppo di studenti di cinema organizza una maratona notturna di film horror anni '50 in un vecchio teatro abbandonato, il Dreamland, per raccogliere fondi. I film proiettati - Mosquito, The Attack of the Amazing Electrified Man, The Stench - sono finti b-movie corredati da effetti speciali "live", detti gimmick, alla William Castle: zanzaroni meccanici che volano in sala, scosse elettriche sulle poltrone, emanazioni odorose. Ma la serata diventa un incubo quando Maggie (Jill Schoelen), protagonista tormentata da visioni inquietanti, scopre che dietro la maratona si nasconde un piano vendicativo legato a un regista maledetto del passato, Lanyard Gates, autore di un film che causò una strage durante una proiezione. Il killer, capace di assumere l’aspetto di qualsiasi persona, inizia a eliminare i partecipanti trasformando la proiezione in una macabra mise en abyme: ciò che si vede sul grande schermo diventa specchio di ciò che accade in sala.
LA RECE
Teen-horror che interroga la natura dello spettacolo filmico attraverso l'omaggio a William Castle e al cinema dei '50-'60, combinando meta-cinema con meccaniche slasher tradizionali. Un certo fascino per l’esplorazione del cinema come luogo di moltiplicazione identitaria.
Quando l’attore Mark Herrier (il Billy di Porky’s, 1981) e lo sceneggiatore Alan Ormsby (Porky’s II, 1983) confezionarono Popcorn, il cinema horror si trovava in una fase di transizione identitaria. Il decennio precedente aveva quasi esaurito la vena slasher, e il genere cercava nuove coordinate espressive. Questo film si colloca su una linea di confine: non appartiene ancora al postmodernismo autoriflessivo di Scream (1996), ma non è nemmeno un semplice flick horror del decennio ‘80. Popcorn pare, piuttosto, un divertito esperimento di archeologia cinematografica mascherato da teen horror, un testo che interroga la natura stessa dello spettacolo filmico attraverso la ricostruzione feticistica del suo passato. I finti film proiettati durante la maratona, infatti, non sono semplici parodie ma ricostruzioni analitiche dell'estetica horror degli anni '50 e '60: i mostri di gomma, la recitazione iperbolica, i colori saturi del Technicolor. Il riferimento più esplicito è a William Castle, il grande showman dell'horror low-budget che, con i suoi gimmick, trasformò le sale cinematografiche in parchi dei divertimenti: la Casa dei fantasmi (1959) con lo scheletro che volava in sala, il Mostro di sangue (1959) con le poltrone elettrificate, 13 Ghosts (1960) con gli occhiali per vedere i fantasmi. Herrier e Ormsby non si limitano a citare questi espedienti ma, immergendo il tutto in un’atmosfera che ricorda il mood della commedia leggera dalla quale provengono, ci innestano non solo l’idea del film maledetto ma anche quella del Fantasma del palcoscenico o, meglio, dell’Opera, che, però, essendo connesso alla produzione cinematografica, cioè al filmare, al guardare, ricorda anche il Peeping Tom (1960) di Michael Powell, il tutto incartato in meccaniche slasher. Tutta questa carne al fuoco non aiuta la piena digestione di una pellicola dall'anima confusa, benché non priva di un certo fascino dato il suo esistere in una zona liminale fra estetica anni ’80 e rilettura metacinematografica. Inoltre, l'azione si svolge in un peculiare contesto, il cinema Dreamland, che immerge la narrazione in coordinate spaziotemporali incerte, come se si trattasse di un non-luogo nel quale accadono cose metafisiche, come, in effetti, lascia intendere lo strano villain Lanyard Gates che ricorda per svariati motivi Freddy Krueger (Nightmare - dal profondo della notte, 1984). Lanyard nasce dal cinema e, come esso, può abitare più corpi e falsificare il reale con trucco e maschere; il cinema come luogo della moltiplicazione identitaria resta probabilmente la riflessione più affascinante di questo film. Graziosa, però, la final-girl di turno - la Schoelen di Stepfather: il Patrigno (1987), Cutting Class (1989) e Il fantasma dell'opera (1989) - che porta in Popcorn una fragilità nervosa vestendo un personaggio tormentato da sogni premonitori che si riveleranno memorie rimosse, quindi, a differenza di tante altre final-girl, Maggie sopravvive non solo per scaltrezza ma anche perché porta in sé una consapevolezza tragica; un modello di final-girl, per nulla raro, che condivide con il killer una dimensione di tormento esistenziale. Nel complesso, quindi, abbiamo un film d’atmosfera ottantina ma con una tensione al meta-cinema che risuona con pellicole quali Demoni (1985) di Bava e l’Angoscia (1987) di Luna, prefigurando cose a venire ma mancando la sofisticazione teorica e tecnica di Craven, nonché la sua capacità di bilanciare ironia e terrore autentico. Film poco noto e difficilmente protagonista di recupero; gli appassionati di horror gli riconoscono qualche merito, non ultimo quello di richiamare l’idea del cinema con la quale esso è nato, ovvero di spettacolo pubblico, aggregativo, un rituale sociale, un’esperienza collettiva ora atomizzata dallo streaming e dai social.
TRIVIA
Jill Marie Schoelen (1963) dixit: “Da bambina ho avuto qualche problema. Erano problemi temporanei ma, per una bambina, anche pochi mesi possono essere un periodo molto lungo. Ho imparato ad apprezzare la solitudine e a perdermi nella finzione, nella recitazione. È stato terapeutico per me a sette anni. E lo è ancora.” (IMDb.com).
⟡ Dopo tre settimane di riprese, Amy O'Neill (Tesoro mi si sono ristretti i ragazzi, 1989) è stata sostituita da Jill Schoelen. Quest'ultima ha dichiarato di non aver avuto molta interazione con il cast poiché diversissime scene erano già state girate con O'Neill.
⟡ Nonostante il film sia stato un fiasco al cinema, nel tempo, almeno negli USA, esso è diventato un classico tra gli appassionati dell'horror, soprattutto come omaggio a William Castle.
⟡ Il titolo Popcorn era collegato a un elemento della storia. Questo elemento è stato rimosso prima del montaggio finale. Ai produttori e al distributore piaceva il titolo, quindi è stato comunque mantenuto.
⟡ Parrebbe che Jill Schoelen non abbia simulato di dormire nella prima scena del film ma che lo facesse sul serio. Il motivo era che, dopo aver terminato le riprese di Miss Miliardo - Una favola moderna (1991), distribuito anch'esso da Studio Three distributore di Popcorn, aveva dovuto prendere di fretta il volo che l’avrebbe portata in Giamaica, luogo in cui si effettuavano le riprese di questo secondo film, e ciò le aveva impedito di riposare.
⟡ Il regista Alan Ormsby è stato sostituito dopo tre settimane di riprese principali da Mark Herrier.
⟡ Il Dreamland Theatre mostrato nel film è in realtà il Ward Theatre di Kingston, in Giamaica.
⟡ Tom Villard, nel film Toby, raccontò al regista Mark Herrier di aver contratto l'HIV due settimane dopo l'inizio delle riprese. L’attore, che ricordo anche in Gunny (1986), è deceduto a 40 anni, a causa dell’AIDS, il 14 novembre 1994.
⟡ Il personaggio di Lanyard Gates è stato liberamente ispirato dall'eccentrico regista brasiliano José Mojica Marins (Questa notte mi incarnerò nel tuo cadavere, 1967).
Fast rating

Titolo originale
Id.
Regista:
Mark Herrier,Alan Ormsby
Durata, fotografia
91', colore
Paese:
USA
1991
Scritto da Exxagon nell'ottobre 2025 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
