il Rosso segno della follia
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Voto:
John Harrington (Stephen Forsyth) gestisce un atelier di abiti da sposa ma, soprattutto, è un serial killer che uccide donne a causa di un antico trauma. Non che la sua vita familiare sia più serena: sposato con Mildred (Laura Betti), la vera padrona dell’atelier, John litiga costantemente con la donna finché non si decide ad eliminarla. Sempre più sprofondato nel suo delirio e disturbato dalla polizia che ha iniziato a sospettare qualcosa, John inizia a essere visitato dal fantasma della moglie che lo minaccia di rimanere al suo fianco per l'eternità.
LA RECE
Bava gioca con il tema del killer psicopatico iniettando nel tipico folklore orrorifico di esso una ironia dark e una narrativa destrutturata speculare alla mente folle. Non il più noto di Bava ma decisamente interessante.
Dopo una pausa dall'horror durata qualche anno, Bava tornò alle più cupe tematiche con questa coproduzione italo-spagnola scritta inizialmente da Santiago Morcada come un'Accetta per la luna di miele in pesante debito tematico con l’Hitchcock di Psyco (1960). Strizzando l'occhio a Estasi di un delitto (1955) di Buñuel, Bava riscrive la sceneggiatura originaria, recupera la location modaiola di Sei donne per l’assassino (1964) e si mette a prende un po' in giro la figura del maniaco omicida che così tanta fortuna stava avendo nei cinema di quel periodo. Ribaltando gli assunti che volevano l'identità del colpevole svelata solo alla fine, Bava scopre le carte fin da subito e, in un monologo fuori campo, fa confessare immediatamente al protagonista, un Forsyth in gran forma con outfit da urlo, la sua insana passione per il femminicidio. Nessun mistero da svelare, quindi, ma una dimensione psicologica da dipingere con la consueta cura baviana per i dettagli, anche e soprattutto cromatici. Il film si apre, come per la pellicola del ‘64, in un atelier, luogo in cui il protagonista passerà dall'essere un soddisfatto maniaco impotente causa trauma edipico, allo scivolare nel delirio psicotico come un proto-Patrick Bateman di American psycho (2000), cioè, come dire, il Frank Zito di Maniac (1980). Bava rinuncia all'exploitation e predilige, qui, una vena umoristica che corre parallela ad una bizzarra ghost story. La personalità psicotica del protagonista si riflette nello stile registico “frammentato”: Bava utilizza differenti soluzioni che vanno dal flashback in bianco e nero a soluzioni più tipicamente romantiche o trovate classicamente thriller, lasciando un margine di irrazionalità e incomprensibilità assai gradevole che, però, offrì il destro ai suoi detrattori che lo accusarono, come accadrà anche ad Argento, di lasciare che lo stile surclassasse la logica e il controllo narrativo. Poco sangue non significa che manchi il macabro: forte l'immagine di John Harrington che inserisce nel bruciatore il corpo di Femi Benussi; abbastanza violenta la morte che attende la brava Laura Betti inseguita da Forsyth con il velo da sposa; pregevoli le riprese dei sinistri balocchi nella camera dei giocattoli, un luogo sinistro verso il quale Profondo rosso (1975) è palesemente in debito. Attori in buonissima forma, compresa Dagmar Lassander, volto noto nel cinema bis, qui nei panni di Helen Wood. Non il più noto fra i film di Bava e, per gli anni in nei quali uscì, poco in linea con le richieste del pubblico in cerca di più sangue e meno reminiscenze gotiche, rintracciabili in questo lavoro; il Rosso segno della follia resta, comunque, una pellicola migliore della media dei film che altri registi avrebbero potuto realizzare nel pieno delle loro potenzialità. Curioso, diverso e malignamente intelligente, quindi il mainstream si astenga.
TRIVIA
⟡ Il film fu girato quasi due anni prima della data di distribuzione in Italia.
⟡ La casa di John era quella del Caudillo, per gentile concessione del Generalissimo Francisco Franco.
⟡ Il film che John sta guardando in tivù e che gli offre un alibi è i Tre volti della paura (1963) dello stesso Bava. La sequenza mostrata è quella del secondo episodio, i Wurdalak, con Boris Karloff.
Regista:
Mario Bava
Durata, fotografia
88', colore
Paese:
Italia, Spagna
1970
Scritto da Exxagon nell'anno 2011 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
