Rotto
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Voto:
La radiologa Gina McVey (Lena Headey) si ritrova con il suo boyfriend Stefan (Melvil Poupaud), il fratello Daniel e altre persone, a festeggiare il compleanno del padre John (Richard Jenkins); mentre sono riuniti a cena, un grosso specchio in sala cade e si frantuma. Il giorno dopo, Gina nota una donna che pare una sua gemella; la segue fino a un appartamento in cui trova una foto in cui la donna è con John. Segue un confuso confronto e Gina, scappando in macchina, è coinvolta in un frontale. Uscita dal coma, Gina inizia a fare esperienza di allucinazioni e flashback, convincendosi che Stefan è un impostore.
LA RECE
Sul tema del doppio e della perdita d'identità, privilegiando l'inquietudine sottile (anche un po' arty) rispetto agli shock espliciti. La bella Lena Headey a qualche anno dal successo.
Repulsion (1965) e Rosemary's baby (1968) fra i primi; Flightplan (2005) e Shrooms (2006) fra quelli d'inizio XXI secolo. Rotto è uno di essi, un thriller psicologico in cui la protagonista si confronta con un suo lato che non riconosce e che s'incarna in un doppelgänger; film che si giocano sul progressivo svelarsi della verità partendo da una prospettiva compromessa. Ellis non si limita a questo: chiama in causa gli specchi come accadeva in Into the mirror (2003) e Riflessi di paura (2008) ma con un approccio più raffinato. Si direbbe, visto che si parla di vetro, che Ellis voglia essere tagliente, evitando facili richiami al sangue e optando per un'escalation di tensione che tenta di porre ordine fra le schegge di memoria della bella radiologa Gina. Il film offre tutti i simboli della frammentazione psicologica: fotografie rovinate, cose dimenticate, ricordi confusi, flashback, ma the Broken non si ferma alla simbologia, si struttura come una cupa Invasione degli ultracorpi (1965) in cui la realtà al di là dello specchio invade con le sue doppie entità il mondo reale al punto che non è più chiaro chi stia riflettendo chi. In un film che confonde in modo programmatico, si è pronti a subire, come immancabilmente accade, un finale che non può e non vuole spiegare tutto, lasciando che lo spettatore rifletta sulle possibili spiegazioni e implicazioni. A tratti pare che il regista tenti l'esercizio di stile con diverse scene troppo silenziose per incontrare il gusto della platea mainstream, senza la volontà di reinventare il genere degli horror con specchi e doppelgänger ma rileggendo, attraverso la "filosofia dello specchio", scene classiche come l'omicidio nella doccia di Psyco (1960). Comunque, Ellis riesce a superare la prova in modo egregio dimostrando che il suo low-budegt ha la dignità di un film di serie A senza ambire ad essere una pellicola imperdibile. Non è comunque l'horror che può piacere a tutti: silenzioso, lento, psicologico più che orrorifico.
TRIVIA
Sean Ellis (1970) dixit: “Nel 2002 sono passato al cinema a tempo pieno. Sono rimasto disincantato dal mondo della moda. Il mio sogno era girare per Vogue e realizzare degli shooting artistici, quando fossi arrivato al livello di poterlo fare, ma ho visto che la moda era diventata un grande business e, a quel livello, non c'era molto spazio per l'immaginario creativo che mi interessava veramente. […] Dopo aver realizzato qualche storia di moda per le riviste, ho iniziato a pensare che forse non era quello che volevo fare e che non mi appagava dal punto di vista creativo, così ho iniziato a dedicarmi di più al cinema perché in esso pareva che potessi avere più modi di esprimere un'idea attraverso il racconto di una storia” (interviewmagazine.com).
⟡ Nel film viene detto che l'eventualità di un "situs inversus", cioè di un organo sviluppatosi nel corpo umano nella posizione opposta a quella consueta (es., il cuore a destra), è una rarità che capita a una persona su 1000. In realtà, la probabilità è ancora più rara: 1 su 10.000.
Titolo originale
The Brøken
Regista:
Sean Ellis
Durata, fotografia
95', colore
Paese:
UK, Francia
2008
Scritto da Exxagon nell'anno 2012 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
