Shutter

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Voto:

Dopo aver accidentalmente investito una ragazza e non essersi fermati a soccorrerla, Tun (A. Everin gham) e Jane (N. Thongmee) iniziano ad essere perseguitati dal senso di colpa. Tun, fotografo freelance, vede strane ombre sugli scatti sviluppati finché non inizia ad apparire anche il volto della ragazza uccisa. La verità dietro l'apparizione è diversa da quella che si suppone e lo spirito di Natre (A. Sikamana) ha un mistero da svelare.

LA RECE

Recupero del fascino delle foto con fantasmi intrappolati seguendo la scia del j-horror. Indubbia la capacità di spaventare nonostante la struttura risaputa. Spooky fest di buon livello con una storia complessa e un finale romantico-macabro.

In un periodo buono per l'horror asiatico, in Thailandia recuperano l'antico fascino per le foto che si dice abbiano catturato fantasmi e il gioco è fatto. O quasi. Shutter, forte di una tematica che mai ha perso mordente, si perde a copiare l'hype orientale delle ragazze asiatiche morte che s'aggirano per il set con i loro lunghi capelli corvini. Quindi, il film è figlio di Ringu (1998) e di tutti quei film che hanno sfruttato l'idea del fantasma vendicativo che, aggiornato all'era tecnologica, si fa vivo tramite il televisore, le videocassette, il cellulare o, in questo caso, la macchina fotografica. Dopo tanti film simili com'è possibile stupire e spaventare ancora lo spettatore? Shutter ci riesce nonostante una struttura risaputa e per mezzo di un'atmosfera azzeccata con alcune trovate raggelanti. I due registi razziano a destra e a manca ma sanno rielaborare spingendo l'atmosfera all'estremo: il film, in alcuni momenti e senza che debbano essere svelate scene specifiche, diventa uno spooky fest di ottimo livello. La storia, sufficientemente complessa e con una rivelazione inaspettata, tiene senza sfilacciarsi e la scena finale è, al contempo, romantica e macabra. Ok, l'idea delle foto con potere di precognizione non è esattamente una cosa mai sentita, la distorsione della percezione o il particolare nascosto in un'immagine poco nitida si è già visto in Blow-up (1966) di Antoniani, in Profondo rosso (1975) di Argento e in Vestito per uccidere (1980) di De Palma. I due thailandesi non sono certo dei maestri come i sopracitati ma sfruttano le medesime idee creando un prodotto che, per lo meno, sortisce l'effetto voluto: intrattenere il pubblico spaventandolo. La paura che si può provare guardando Shutter dipende, come ovvio, dalla abitudine che si è acquisita dopo ore e ore di esposizione all'horror orientale poiché, qui, ritroviamo elementi visti in Two sisters (2003), capelli che emergono dalle acque come in Ringu o Dark water (2002), camminate sul soffitto stile Ju-on (2002) e the Call (2004) e presenze fantasmatiche come in the Eye (2002). Tuttavia, anche visti tutti quei film, Shutter riesce a spaventare lo stesso e non poco; una valida opzione, soprattutto se visto nelle migliori condizioni. La buona risposta del pubblico ha portato ad una serie di remake: due indiani (Sivi, 2007; Click, 2010) e uno statunitense, Shutter - ombre dal passato (2008), girato da Masayuki Ochiai. Dei due registi thai si consiglia di vedere anche Alone (2007) e the Medium (2021).

TRIVIA

Banjong Pisanthanakun (1979) dixit: "Durante le riprese ho avuto la sensazione che sarebbe stato bello, ma non avrei mai pensato che il film avrebbe raggiunto i 500 milioni o i 600 milioni di baht. Questo va ben oltre le aspettative. Sapevamo di avere gli ingredienti giusti e che avrebbe funzionato perché, anche quando l'abbiamo girato, è stato molto divertente [...] La parte più difficile è stata scrivere la sceneggiatura perché abbiamo scelto una ben nota leggenda e volevamo che avesse un suo proprio carattere, distinguendola dalle altre versioni. Abbiamo cambiato la fine della leggenda, cosa che non è avvenuta in nessuna versione, e penso che sia uno dei fattori principali che ha reso il film un successo" ( entertainment.inquirer.net).

⟡ Quando Tun percorre di fretta le scale incontra un fantasma al livello 4. In thailandese il suono della parola "quattro" è simile a quello della parola "morte"; anche se in thai questa somiglianza fonetica non è così marcata come in cinese o giapponese

⟡ Quando Tun e Jane esaminano le foto dei fantasmi sul un muro, si vede una foto ingrandita di un fantasma in piedi vicino a una libreria con tavoli in primo piano. Questo è uno scatto realizzato con la "ghostcam" della biblioteca di Williard (Evansville, Indiana, USA). Negli ultimi anni la ghostcam di Willard è diventata molto popolare per il suo sito web tramite il quale i visitatori possono visualizzare la sorveglianza della webcam 24 ore su 24.

Titolo originale

Id.

Regista:

Banjong Pisan thanakun, Parkpoom Wongpoom

Durata, fotografia

97', colore

Paese:

Thailandia

Anno

2004

Scritto da Exxagon nell'anno 2008 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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