la Casa del Diavolo
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Voto:
Otis (Bill Moseley) e Baby (Sheri Moon) sfuggono allo sceriffo Wydell (William Forsythe). I due maniaci sequestrano quattro sventurati, li seviziano e li uccidono. In seguito, i criminali si riuniscono con Captain Spaulding (Sid Haig) per andare a rifugiarsi dal pappone Charlie Altamont (Ken Foree). Catturare il gruppo di folli diventa l'ossessione di Wydell che vuole vendicare la morte del fratello.
LA RECE
Continua il sogno horror-ribellisitico (rock) on the road del regista Zombie, il quale, rispetto al film precedente, sembra concedersi una riflessione sulla permeabilità al Male.
Prima la musica, a partire dagli anni '90, con la band metal-industrial White Zombie. Quindi, alcuni malriusciti tentativi di sfondare al cinema, fino all'exploit la Casa dei 1000 corpi (2003), un casus belli ancora prima di approdare sul grande schermo poiché molte major rifiutarono di distribuirlo in quanto eccessivamente violento. Accettò la Lions Gate, e ciò che vide il pubblico parve molto in debito con le pellicole anni '70, soprattutto Non aprite quella porta (1974). Come il precedente, anche questo film è citazionista e, in esso, appaiono molti volti noti all'appassionato di horror: Ken Foree da Zombi (1979), Danny Trejo di Dal tramonto all'alba (1995), Michael "Pluto" Berryman de le Colline hanno gli occhi (1977), P.J. Soles vittima di Halloween (1978); nel cast, anche la pornostar Ginger Lynn Allen, il wrestler Diamond Dallas Page e una delle regine dei B-movie americani, Mary Woronov. Il modello rimane il film di Tobe Hooper del '74 che, in questo caso, si fonde con il mito on the road; non per nulla, lo stesso regista ha citato, parlando del suo lavoro, la storia di Bonnie and Clyde. Due gli elementi migliori rispetto al primo film: la regia e una certa riflessione sul Male. Mentre la Casa dei 1000 corpi era una bagarre di effettacci e sadismo, la Casa del diavolo ha un approccio più lineare e pulito. Nonostante il livello di sadismo sia anche superiore in questa seconda istallazione, il controllo narrativo porta a una migliore comprensione di ciò che il regista vuole trasmettere e permette agli attori di disegnare meglio i personaggi che interpretano. Bill Moseley ottiene molta più visibilità e Sheri Moon, un'attrice relativamente inesperta, riesce a esprimere un insieme di follia e sensualità; non a caso quello stesso anno finirà su un numero di Playboy. Sempre bravo Sid Haig nell'interpretare il pagliaccione Captain Spaulding, terrificante come It (1990) quando minaccia il bambino nel parcheggio. La scena, però, viene rubata dalla performance sanguigna di William Forsythe nei panni di uno sceriffo del sud guidato da una missione divino-psicotica. Rob Zombi, che aveva strutturato il primo film come un semplice pezzo di "Americans Gone Wild", qui inserisce una riflessione sulla permeabilità al Male che porta l'integerrimo sceriffo a diventare un sadico, una volta entrato in contatto con la famiglia Firefly. Per Rob Zombie non sembra esserci un porto sicuro al quale attraccare, e la sua visione nichilista, ma divertita, si allarga a macchia d'olio in tutto il film. Lo psicopatico che assurge a icona tipo Charles Manson è lo sgambetto dell'outsider Zombie che, lui consapevole, non va preso sul serio. Un film non innovativo ma di discreto intrattenimento, il cui tasso di violenza anche verbale, tuttavia, ne fa un prodotto non per tutti. Segue Three from hell (2019).
TRIVIA
⟡ Nel DVD, subito prima che inizino i credits, si legge "In Memory of Matthew McGrory". Nella versione cinematografica questa scritta non compariva poiché McGrory era ancora vivo. L'attore (1973-2005), alto 223 cm, era l'inconfondibile gigante che interpretava Tiny. Lo si può ricordare anche per il suo ruolo di Karl il Gigante in Big Fish (2003) di Tim Burton.
⟡ Un televisore trasmette una scena de la Sposa del mostro (1955) di Ed Wood Jr. nella quale si vede Bela Lugasi che tira una leva.
⟡ Nel film ci sono circa un centinaio di effetti digitali e tutti mirati a ricreare scene di sangue. Queste riguardano oggetti che entrano in contatto con la pelle: taglio di gole, colpi di proiettile in testa o nel collo, coltellate. Gli effetti che riguardano un contatto non diretto con la pelle (zone coperte da vestiti) furono realizzati artigianalmente. Rob Zombie avrebbe voluto realizzare tutti gli effetti usando solo le tecniche utilizzate nelle produzioni anni '70 ma questo non fu possibile poiché avrebbero sforato i tempi produttivi.
⟡ Il Family Media Guide sostiene che nel film la parola "fuck" e sue varianti vengono pronunciate 224 volte. Tuttavia, altre fonti sono arrivate a contarne 560. Fino all'avvento del documentario Fuck (2005) di John Anderson, questo era un record. Prima del film di Rob Zombie, il primato era detenuto da Niente per bocca (1997) che ne contava 470.
⟡ li fratello della bella Sheri Moon appare brevemente nel film nei panni di un poliziotto nella scena della sparatoria iniziale. Era andato sul set solo per curiosare ma il regista gli ha dato quel ruolo in quanto l'uomo sapeva maneggiare bene le armi.
⟡ La frase detta da Otis: "lo sono il diavolo, e sono qui per fare il lavoro del diavolo" (I am the devii, and 1 have come to do the devil's work) è citazione di una frase pronunciata da uno dei membri della Manson's Family durante la strage di Bel Air del 1969.
⟡ Il nome Charlie Altamont è citato nel documentario dei Rolling Stones dal titolo "Gimme Shelter", in cui un membro della banda degli Hell's Angels pugnalò a morte un giovane sulla Altamont Speedway in California. Nel film, Charlie Altamont "gives shelter", dà riparo, alla famiglia Firefly.
Titolo originale
The Devil's Rejects
Regista:
Rob Zombie
Durata, fotografia
109', colore
Paese:
USA, Germania
2005
Scritto da Exxagon nell'anno 2009; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
