le Colline sanguinano

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Voto:

Tyler (Tad Hilgenbrink) vuole risalire alle origini del misterioso horror "The Hills Run Red". L'aggancio è Alexa (Sophie Monk), la figlia del regista, che guida Tyler e due amici in una foresta, l'originale location del film. Là, le colline grondano ancora sangue.


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LA RECE

Meta-slasher con tanti rimandi e rispetto per il genere (i generi) di riferimento. Sì, ma la tensione e una narrativa più incisiva?

Le Colline sanguinano è, per così dire, una tarantinata dello slasher, una pellicola metafilmica di quelle che, dai tempi di Scream (1996), piacciono tanto agli appassionati che vogliano fare a gara a riconoscere i vari riferimenti espliciti e nascosti. Il meta-slasher è, altresì, mezzo per gli addetti ai lavori di dimostrare la capacità di prendersi gioco del genere con rimandi cinefili per cinefili, in un cortocircuito autoreferenziale che, un po', ha anche stancato. Di buono c'è che Parker, lo stesso di the Dead hate the living! (2000) altro film citazionista, sa orchestrare la cosa con rispetto e capacità, cercando posizioni di ripresa anche eleganti; curando, insomma, i particolari. La pellicola è così satura di riferimenti che la sua natura è quasi quella di un collage postmoderno, un mostro di Frankenstein composto da parti dissimili unite, però, in modo così competente da riuscire a insufflare vita nella creatura. Essa non ha, tuttavia, la capacità di trascendere davvero il genere a cui fa riferimento così come, invece, era riuscito a Glosserman con Behind the mask - vita di un serial killer (2006) che citava, citava ma, poi, ricomponeva tutto in modo che la comunicazione fosse davvero "meta". Alla fine, the Hills run red, con i suoi fiumi di sangue alla Shining (1980) e i rimandi a le Colline hanno gli occhi (1977), Venerdì 13 (1980), Non aprire quella porta (197 4 ), il Seme della follia (1994), qualcosa degli ultimi torture-porn e quant'altro, rimane uno slasher che vede al centro i soliti ragazzi in fuga da un mostruoso figuro che vuole affettarli. Ne consegue che questo slasher, sottogenere backwood brutality, si dimentica di scioccare lo spettatore, compito principale delle pellicole prese a riferimento. In compenso, c'è lo splatter e la tortura, ovvio modernismo, ma Parker avrebbe fatto bene a citare uno o due film in meno e a costruire tensione in più. E dire che la maschera di Babyface è azzeccata: un villain cinematografico che, se solo fosse nato qualche decennio prima, sarebbe stato accolto con entusiasmo nel gotha dei cattivi. Buoni anche i dialoghi e il livello recitativo degli attori, con il veterano William Sandler che si distingue fra gli altri. Il film, in Italia, passa direttamente in DVD lasciando spazio in sala a tante pellicole che meritano meno, tuttavia non pare che the Hills run red abbia le carte in regola per diventare un cult come i film ai quali fa così accorato riferimento.

TRIVIA

Dave Parker dixit: "La realtà nel mondo del cinema, se non sei un grande regista, è che possono passare anni fra il primo film e il successivo [...] È un lavoro pieno di disperazione, compromessi e pugnalate alle spalle. Per me è la parte più difficile da affrontare, perché non sono fatto così. Sicuramente ho visto altri oltrepassare quella linea e ottenere anche grandi successi, ma io credo che tutti meritino credito o biasimo, e debbano essere trattati equamente" (watchinghorrorfilmsfrombehindthecouch. blogspot.com).

⟡ Il titolo originale del film riprende il titolo originale del film un Fiume di dollari (1966). ◊ Nel cinema si vede il poster di ->Paura.com (2002). 

⟡ Il killer del film viene chiamato Babyface e indossa una maschera da cherubino. Nel videogioco "Manhunt" (2003), fra il gruppo degli Innocentz c'è una divisione composta dai Babyfaces che indossa maschere simili. 

⟡ Due persone guardano in tv la Casa dei fantasmi (1959).

Titolo originale

The Hills Run Red

Regista:

Dave Parker

Durata, fotografia

81', colore

Paese:

USA

Anno

2009

Scritto da Exxagon nell'anno 2012; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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