BEHIND THE MASK: Vita di un Serial Killer
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Voto:
Un trio di studenti capeggiati dalla giovane giornalista Taylor Gentry (Angela Goethals) gira un documentario su un aspirante serial killer slasher-style di nome Leslie Vernon (Nathan Baesel), un giovane che spera di ripercorrere le orme di Michael Myers, Jason Voorhees e Freddy Krueger. Il mentore di Leslie è Eugene (Scott Wilson), un killer in pensione che gli dà le giuste dritte. Leslie spiega alla crew la pianificazione della carneficina che ha in mente di compiere. Quando il killer entrerà in azione, Taylor e i due cameramen dovranno decidere se scappare, filmare o intervenire.
LA RECE
Meta-slasher o slasher postmoderno. Si gioca con regole, personaggi, mezzi e fini. Horror intelligente.
Come fecero quelli de il Cameraman e l'assassino (1992), anche il regista Glosserman, per questo suo primo film, adotta la formula del mockumentary per narrare la storia di un folle serial killer che non manca di strategia. Tutta la prima ora del film è vista attraverso il lavoro dei tre studenti che stanno filmando le gesta e le parole di Leslie Vernon, killer wannabe. L'ultima mezz'ora del film è il solito film slasher con morti, asce e l'immancabile final girl che avrà l’onore di un testa a testa con Vernon. Behind the mask è un horror assai inventivo e originale, una nuova pietra angolare nella visione metacinematografica dell'horror moderno e dello slasher, esattamente dieci anni dopo Scream (1996) che inaugurò il metacinema horror risollevando peraltro il genere. Come il film del ‘96, Behind the mask espone e ridicolizza trucchi e convenzioni di un certo tipo di horror e riesce a spaventare proprio perché non ci si aspetta che lo faccia, comprovando quindi il fatto che il cliché può ancora funzionare. Il film sarà apprezzato dagli appassionati che sapranno rintracciare gli innumerevoli riferimenti ad altre note pellicole ma il lavoro di Glosserman non è un mero esercizio di rimandi e, anche senza avere una profonda conoscenza della materia, si può godere della sua visione. Divertente e contemporaneamente spietato, Behind the mask parte come una parodia per terminare come il più tragico degli slasher. Leslie spiega lucidamente il suo piano mostrando metodi e idee dei killer cinematografici quando sono off-screen, quando la telecamera è impegnata a filmare i protagonisti che scappano o dialogano. Come fa il killer a sparire di colpo? Come fanno a sparire i corpi delle vittime? Perché è importante che ci sia un personaggio buono? Perché una donna come eroina? Qui è lo stesso killer a spiegare allo spettatore il perché di tutto, in previsione di un crescendo che poi lo vedrà direttamente in azione. Il film solleva anche la questione morale della crew che deve riprendere gli omicidi e che quindi, in qualche misura, diventa complice dell'accaduto: non è esattamente una questione originale e il sopracitato film del 1992, e altri, hanno già messo in luce questo fattore ponendo anche il parallelo fra la troupe e lo spettatore; anche in Behind the mask vi è un'identificazione fra i tre documentaristi e il pubblico che, dopotutto, non vuole che Leslie desista dal suo intento. La pellicola si giova di diversi attori noti nel genere horror, uno su tutti Robert Englund nei positivi panni del dottore che dovrebbe fermare Leslie. Ottima prova dei due protagonisti: Baesel è a tratti comico e a tratti sinistro ma, soprattutto, ha una complessità che mai si è vista in un villain da slasher film. Davvero espressiva Angela Goethals che ricordo molto più giovane in Jerry Maguire (1996) nel ruolo dell'ipocrita Kathy Sanders. La presenza nel cast del vecchio Scott Wilson è davvero un tocco di classe: oltre al fatto di recitare alla perfezione contemporaneamente il ruolo dell'amorevole figura paterna e dell'ex-killer, l'attore fu il protagonista nel film A sangue freddo (1967), pellicola basata sulla criminosa vicenda di due giovani che sterminarono una famiglia. In definitiva, una nuova rilettura dell'horror, forse apprezzabile pienamente solo da un pubblico esperto benché, ormai, lo slasher sia un sottogenere così popolare che tutti dovrebbero intenderne gli spunti seri e faceti. Non perdetevi i credits.
TRIVIA
Scott Glosserman (1976) dixit: “C'è un lato oscuro nella distribuzione dei film nelle sale quando si tratta di piccole, minuscole pellicole. Compagnie come la Anchor Bay dicono che faranno un'uscita nelle sale ma quello che vogliono davvero sono recensioni mainstream da mettere sul cofanetto del DVD. Quindi, quello che faranno è assumere un commerciale che scovi un cinema che riceva copertura da qualche rivista importante. […] Se è inserito nel Washington Post come film per il cinema, allora il critico del Post lo recensirà. E se questo accade, allora Anchor Bay può mettere un’etichetta su quel DVD e sembra che abbia un pedigree perché, tecnicamente, ha avuto un'uscita nelle sale. Questo è il loro piccolo sporco segreto. Ma non hanno mai avuto l'intenzione di pubblicarlo o di promuoverlo più di quanto non lo abbiano fatto. L'hanno solo usato come strumento promozionale per l'uscita del DVD” (horrornews.net).
⟡ Nei credits compare la scritta “È stato ucciso solo un animale durante la produzione”, ovviamente è uno scherzo.
⟡ Ecco la serie di riferimenti ad altri film horror. ⦁ La prima volta che Taylor intervista Eugene e la moglie, si vede sul tavolino un Lament Configuration Box da Hellreiser (1987). ⦁ Gli abiti e la barba di Doc Halloran (Robert Englund) sono quasi identici a quelli di Donald Pleasence in Halloween (1978). Un altro riferimento al film del ’78 viene compiuto citando il nome Red Rabbit Pub che in quel film compariva su una scatola di cerini. ⦁ Quando Leslie Vernon si applica il trucco sul viso, in sottofondo si sente la musica che in Shining (1980) si sentiva alla fine, quando Jack Torrence appariva nella foto di gruppo. Sempre rispetto a questo film, il nome Doc Halloran è un mix fra il soprannome di Danny Torrence, Doc, e il nome del cuoco Halloran (Scatman Crother). ⦁ Si vede Kane Hodder, l'interprete di Jason Voorhees in più di un VenerdÌ 13, camminare al 1428 di Elm Street, la stessa via di Nightmare – dal profondo della notte (1984). ⦁ Si vedono ragazzine saltare con la corda, citazione della serie Nightmare. Inoltre, Freddy Krueger viene citato nel film, e viene anche mostrata una boccetta di eccitanti "Stay Awake", gli stessi usati dai ragazzi in Nightmare per non dormire. ⦁ Il vero cognome di Leslie è Mancuso; Frank Mancuso Jr. è il produttore della maggior parte dei film della serie Venerdì 13. ⦁ La bibliotecaria ha cognome Collingwood, il che ricorda l'Ultima casa a sinistra (1972); oltretutto, è interpretata da Zelda Rubinstein, la nana sensitiva in Poltergeist – demoniache presenze (1982). ⦁ Eugene dice che ai vecchi tempi gli slash killers avrebbero attaccato una sorority, riferimento a Black Christmas: un natale rosso sangue (1974). ⦁ Il travestimento di Vernon imita quello del killer de la Città che aveva paura (1976). ⦁ Leslie menziona Chucky de la Bambola assassina (1988) nonché Leatherface di Non aprite quella porta (1974) e Candyman dell'omonimo film del 1992. Le tartarughe di Leslie si chiamano Church e Zoe, nomi di due animali che compaiono in Cimitero vivente (1989).
Titolo originale
Behind the Mask: the rise of Leslie Vernon
Regista:
Scott Glosserman
Durata, fotografia
96', colore
Paese:
USA
2006
Scritto da Exxagon nell'anno 2011; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
