Delitto in via Teulada
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Voto:
Alla RAI di via Teulda, dopo la diretta della trasmissione Variety, viene uccisa una soubrette. Un gruppo di colleghi si mette a indagare mentre il killer colpisce ancora e prende di mira una non vedente (Auretta Gai).
LA RECE
Missaggio fra televisione e giallo all'italiana, proprio quando la tv si stava per mangiare in un sol boccone i capitali prima dedicati al cinema di genere. Più bizzarro che ben realizzato.
Gioco meta-televisivo del bravo Lado (l’Ultimo treno della notte, 1975; la Corta notte delle bambole di vetro, 1971; Chi l'ha vista morire? 1972) che unisce, in un blocco solo, le strisce trasmesse durante lo show tivù Variety. La sceneggiatura deboluccia è la scusa per imbastardire il mondo televisivo con uno dei linguaggi di maggior successo cinematografico nel decennio '70, quello dello spaghetti giallo. Ne sortisce qualcosa più bizzarro che bello. Un killer vestito di nero e di nero guantato si muove negli studi RAI come a voler uccidere il vero e unico nemico del cinema di genere, la tv, anche se il reale paradosso intrigante è che, ormai, il giallo è ospitato a pezzi in un programma tivù. La televisione ha già vinto. A ricordarci la disfatta, una sfilata di volti notissimi (ai miei tempi): Pippo Baudo, Emilio Fede, i Gatti di vicolo Miracoli, Bracardi; anche qualche vecchia gloria: le gemelle Kessler, Renato Rascel, Modugno, il mago Binarelli. C'è pure una giovane Barbara d'Urso ancora priva di facce e lacrime. Al centro di tutto, una storia volontariamente ispirata al Dario Argento più classico con stilemi tipici del genere e conclusione sul tetto come ne il Gatto a nove code (1971) ma che, alla fine, si rifà a l'Uccello dalle piume di cristallo (1970), e accompagnata dalla gobliniana musica di Frizzi presa da Paura nella città dei morti viventi (1980). Protagonisti: Auretta Gai di Zombi 2 (1972) e Pietro Brambilla che tenta una violenza sessuale come fece in la Casa dalle finestre che ridono (1976), entrambi gli attori, in effetti, sostituibili. Come regola vuole, la soluzione trova motivazione in un trauma passato, anche se, rispetto al giallo argentiano, manca il sangue vero. Al controllo scappano due tette, che è poca roba per il cinema bis ma roba da outsider per mamma RAI di quegli anni. Il valore, tuttavia, non sta nel giallo bensì nel costruire un gioco di missaggio fra tv e cinema di cui Lado si fa arbitro, comparendo qua e là nel film, un gioco col sorriso amaro che marcherà l'inizio della fine del cinema di genere. Un tempo, Delitto in via Teulada era praticamente perduto ma ora, grazie al passaparola in rete, questa pellicola più intrigante che bella è stata recuperata. Su RayPlay, comunque, per ora (2024), non si sognano di darle spazio.
TRIVIA
⟡ Nessun dato, per ora.
Regista:
Aldo Lado
Durata, fotografia
64', colore
Paese:
Italia
1979
Scritto da Exxagon nell'anno 2009; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
