la Moglie di Frankenstein

Voto:

Frankenstein (Colin Clive) e il suo Mostro (Boris Karloff) sono sopravvissuti all'incendio del mulino. Mentre il mostro si aggira nei dintorni portando scompiglio, il barone Frankenstein viene contattato dal professor Pretorius (Ernest Thesiger) che vuole convincerlo a collaborare con lui per continuare i suoi esperimenti. Frankenstein rifiuta in quanto vorrebbe condurre un’esistenza serena con la moglie Elizabeth (Valerie Hobson). Pretorius, però, sfruttando il senso di solitudine del Mostro e, soprattutto, rapendo Elizabeth, convince Frankenstein a creare una compagna per l’abominevole creatura.

LA RECE

Quello che André Bazin chiamerebbe "cinema totale", dove ogni elemento - dalla recitazione alla scenografia, dalla fotografia alla musica - contribuisce a creare un'opera d'arte unitaria che trascende i limiti del proprio genere di appartenenza. Nascita di una icona e seminalità abbonante.

Ci vollero quattro anni perché James Whale si convincesse a dare un seguito a Frankenstein (1931) che aveva riscosso un enorme successo. Accettato il lavoro, Whale poté fare e dire un po' quello che voleva, dal momento che, contemporaneamente, il produttore Carl Leammle Jr si trovava in vacanza in Europa e poteva interferire ben poco nel progetto. Il risultato fu notevole, in bilico fra commedia e horror, per molti versi superiore alla pellicola del '31, tenuto conto dei diversi personaggi divenuti iconici. Il lato comico è veicolato soprattutto dalla cameriera Minnie, o Mary, interpretata da Una O'Connor che recita sopra le righe sia fisicamente sia verbalmente; agli occhi dello spettatore moderno può sembrare uno stile comico infantile ma, già ai tempi, era stato fatto notare come il gusto comico di Whale fosse, in genere, puerile. Di maggior interesse è la dimensione che qui assume il Mostro rispetto al primo film: ora, la creatura può parlare nonostante le rimostranze di Boris Karloff che la voleva muta; il dono della parola dà maggior umanità avvicinandola all'originale descritto dalla Shelley. Il Mostro ucciderà suo malgrado, spinto dalle circostanze, dal momento che l'unica cosa che vorrebbe è amicizia e calore umano, mentre negli occhi altrui vede solo disgusto e paura. In alcuni momenti, soprattutto quando il Mostro viene catturato dai paesani, sembra rilevarsi un parallelo fra esso e Cristo: non è un caso che l'unico che lo sappia accogliere è l'eremita cieco, il quale, oltre a non esserne spaventato in quanto non vedente, è il personaggio più vicino al divino. Altro grande personaggio del film è Pretorius: messo in scena in maniera umorale e bizzarra, filmato spesso in modo da accentuarne la fondamentale pazzia, Pretorius è il personaggio del film che veicola il sottinteso dell'omosessualità, del sacrilego e della perversione. Oltretutto, la sua scena del tè con il Mostro tra le tombe è un momento di puro genio cinematografico, in cui horror e black humor si fondono perfettamente. Alla censura del tempo sfuggirono tali elementi imboscati com'erano nella dimensione horror ma lo spettatore del 2000, meno naïf, li noterà, a partire dal nucleo centrale che vuole due uomini impegnati a creare una donna, una pro-creazione che vede partecipi unicamente i maschi; questi sottesi non stupiscono data la nota omosessualità del regista Whale. Tuttavia, la vera nuova icona della pellicola è la Moglie, una delle creature più interessanti del cinema, nonostante la sua permanenza sullo schermo sia molto breve. Bellissima, presentata in un vestito a metà fra l'abito nuziale e la mummificazione, con un’incredibile acconciatura che ricorda lo stile egizio e quell'affascinante modo di muovere la testa che l'attrice mediò dall'osservazione dei cigni. Elsa Lanchester, nel suo doppio ruolo di Mary Shelley e della Sposa, incarna un perturbante femminile; la natura ambigua della Sposa stessa è un fondamento del cinema queer ante littera. La sua Sposa, con quel iconico streak bianco nei capelli e quel sibilo indimenticabile, rappresenta uno dei più potenti archetipi femminili del cinema horror, un'immagine che continua a riverberare attraverso decenni di cinema fantastico. Attentissima, poi, la cura della messa in scena, della fotografia e un uso non canonico delle inquadrature, in special modo durante la creazione della Moglie, in modo da suggerire una febbricitante tensione. La sequenza finale nel laboratorio, con la sua esplosione di energia elettrica è il vertice del melodramma gotico; una sequenza che influenzerà non pochi film successivi da la Maschera del demonio (1960) di Mario Bava ad Edward mani di forbice (1990) di Tim Burton. Altri elementi risultano un po' pacchiani, come la scena della pastorella che canta nel bosco ed altri sketch interpretati dalla cameriera Mary; eccentricità di Whale che fa anche qualche cenno alla necrofilia. Ad ogni modo, must assoluto per l'appassionati di horror; nonostante l'anno di produzione, la pellicola non risulta mai noiosa anche per la relativa brevità e ciò la rende accessibile a tutti, soprattutto a coloro che, per una volta, volessero cimentarsi con qualcosa di meno moderno ma profondamente seminale.

TRIVIA

⟡ Gli altri film della Universal sul Barone e la sua Creatura sono: Frankenstein, (1931); il Figlio di Frankenstein (1939); il Terrore di Frankenstein (1942); Frankenstein contro l'uomo lupo (1943); Al di là del mistero (1944), la Casa degli orrori (1945) e il comico il Cervello di Frankenstein (1948). 

⟡ Il film fu rifatto nel 1985 da Franc Roddam con il titolo la Sposa promessa; il dottor Frankenstein venne interpretato da Sting. 

⟡ Nei credit iniziali e in quelli finali, l'attrice che interpreta la moglie di Frankenstein è indicata con un punto di domanda. Elsa Lanchester, l'attrice che interpretava quel ruolo, viene indicata solo come interprete di Mary Shelley. I credit finali, fra l'altro, riportano la scritta: "A good cast is worth repeating", un buon cast merita di essere riproposto. 

⟡ Ad inizio pellicola, Lord Byron richiama alla memoria gli eventi del primo film come se questi facessero parte del romanzo scritto da Mary Shelley; in realtà, poco di quello che viene mostrato è stato scritto nel libro. 

⟡ La scena dell'eremita e il Mostro verrà sbeffeggiata magistralmente da Mel Brooks in Frankenstein Junior (1974) con Gene Hackman nel ruolo del cieco. 

⟡ Il director's cut durava 87 minuti ma il produttore Carl Laemmle Jr impose un certo numero di tagli. Il prologo fu tagliato, le uccisioni visibili nel film passarono da 21 a 10, due scene d'amore e un giocattolo che rappresentava il Mostro insieme a un bambino furono eliminate. Questi tagli, della durata totale di 12 minuti, sono stati persi per sempre, il che rende impossibile ricostruire l'idea originale del regista. 

⟡ Esiste una versione colorizzata di questo film. 

⟡ L'errore più comune che si compie è dare al Mostro il nome di Frankenstein, mentre sarebbe più corretto dire "il Mostro di Frankenstein". Però, all'inizio del film, anche Lord Byron compie lo stesso errore! 

⟡ La sirena in miniatura fu interpretata da Josephine McKim, un'atleta USA del team femminile olimpionico di nuoto (1924-1928) che vinse l'oro nei 400 stile libero. La McKim lavorò anche come controfigura di Maureen O'Sullivan nella nota scena della nuotata adamitica nel film Tarzan e la compagna (1934). 

⟡ Elsa Lanchester non è la sola ad aver avuto un doppio ruolo nel film. Una O'Connor interpreta sia Minnie, sia la cameriera visibile nel prologo mentre porta fuori dalla stanza una muta di cani. 

⟡ Benché tutte le scene con Billy Barty nel ruolo di un bambino miniaturizzato nella bottiglia fossero state tagliate, è possibile vedere Barty per pochi secondi nell'ampia ripresa della scrivania del dottor Pretorius. 

⟡ Elsa Lanchester era alta solo 160 centimetri ma, per il ruolo della Creatura, le si misero dei rialzi che la rendevano alta 210 cm. In più, il bendaggio che la avvolgeva era così stretto che non si poteva muovere; l'attrice doveva essere portata in giro per il set e poteva bere solo con una cannuccia. La sua leggendaria capigliatura veniva tenuta in piedi da una gabbia fatta di crini di cavallo. L’attrice mediò il modo di muovere il viso osservando i cigni del Regent Park di Londra. 

⟡ La Moglie è l'unico mostro classico della Universal a essere durato meno di cinque minuti sullo schermo e a non aver ucciso mai nessuno. 

⟡ Poco prima che iniziassero le riprese, Colin Clive si ruppe una gamba andando a cavallo. Per questo, molte delle scene che vedono protagonista il dottor Frankenstein furono girate con lui seduto. 

⟡ Mentre si filmava la scena nella quale il Mostro emerge dai resti del mulino bruciato, Boris Karloff scivolò e cadde nel pozzo colmo d'acqua. Aiutato a uscire dal pozzo, si accorse di essersi rotto una gamba. La struttura metallica usata per ingrossargli la gamba e per assisterlo nella camminata “alla Frankenstein” im-pedì che la frattura risultasse scomposta. 

⟡ Nel montaggio successivo alle anteprime si perse un sub-plot in cui Karl imitava il modo di uccidere del Mostro per eliminare gli zii e fare ricadere la colpa sulla Creatura. Si aggiunse, però, la scena dell'arrivo del Mostro nel campo di zingari. 

⟡ Quando il castello-torre si autodistrugge, si può vedere il dottore contro il muro all'interno della struttura, mentre nella scena successiva lo si vede fra le braccia dell'amata mentre guarda l'esplosione. L'incongruenza deriva dal fatto che furono girati due finali: in quello programmato inizialmente, il dottore moriva ma la produzione decise successivamente per un happy ending e questo fu girato come secondo finale. L'esplosione, però, sarebbe stata troppo costosa da riprodurre. 

⟡ Boris Karloff perse 9 kg sudando sotto il pesante costume da mostro. 

⟡ La produzione di questo film fu pubblicizzata a partire dal 1933 sia dalla Universal, sia dal giornale Daily Variety benché il regista non iniziò a lavorarci se non alla fine del ‘34. 

⟡ Il primo titolo pensato per il film era the Return of Frankenstein

⟡ L'attrice Valerie Hobson, al tempo delle riprese, aveva 17 anni, mentre Colin Clive ne aveva 35. 

⟡ Nella sequenza delle bottiglie nella quale Pretorius mostra a Frankenstein le miniature umane, lo stesso Pretorius dice che il piccolo umano, che lui definisce il Diavolo, gli somiglia. In effetti, l'attore che faceva "il piccolo diavolo" era Peter Shaw, ovvero la controfigura di Ernest Thesinger. 

⟡ Boris Karloff protestò contro la decisione di far parlare il Mostro ma le ragioni della produzione prevalsero. Dal momento che avrebbe dovuto parlare, l’attore non poté togliersi la protesi dentaria parziale che usava normalmente e che, nel primo film, si era levato per rendere le guance più incavate. È per questo che il Mostro di Frankenstein, in questo sequel, ha il viso più pieno. 

⟡ Marilyn Harris, che nel film del ’31 aveva il ruolo della bambina uccisa dal Mostro, appare anche in questa pellicola nel ruolo di una giovinetta; il suo nome non compare nei credit.

Titolo originale

The Bride Of Frankenstein

Regista:

James Whale

Durata, fotografia

75', b/n

Paese:

USA

Anno

1935

Scritto da Exxagon nell'anno 2008; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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