gli Orrori del liceo femminile
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Voto:
La giovane Theresa (Cristina Galambò) giunge a un remoto collegio femminile gestito dalla severa Madame Fourneau (Lilli Palmer); quest’ultima, con l'aiuto di Irene (Mary Maude), arriva anche a frustare le ragazze pur di garantire l'ordine. Theresa si lega affettivamente a Luis (John Moulder Brown), figlio della direttrice, il quale ha il vizio di spiare le collegiali mentre sono in bagno. Una notte, una studentessa riesce a gabbare i sistemi di controllo e si rifugia nella serra dove, però, verrà uccisa. Prende il via una catena di omicidi.
LA RECE
Serrador costruisce un mystery metafora del franchismo di evidente seminalità rispetto allo spaghetti giallo argentiano lì da nascere. Un film che, come nota Kim Newman in "Nightmare Movies", "sussurra in spagnolo ciò che il giallo italiano avrebbe presto urlato in technicolor".
Quasi contemporaneamente a Dario Argento che stava per traslare le tematiche gialle verso dimensioni psicopatologiche e violente con l'Uccello dalle piume di cristallo (1970), Serrador diresse la Residencia, giallo a propria volta ma con eleganti toni di gusto gotico che tradiscono la decade d'appartenenza; un film, oltretutto, che fu di ovvia d'ispirazione allo stesso Argento per Suspiria (1977). La pellicola di Serrador, ai tempi, ottenne un discreto successo; tuttavia, mentre Argento proseguirà per diversi anni in maniera brillante la propria carriera, il regista spagnolo tornerà all’horror solo nel ‘76 con Ma come si può uccidere un bambino? per poi assestarsi sulle produzioni televisive. Gli Orrori del liceo femminile è un elegante giallo, ben scritto e recitato che, in tanta eleganza, non rinuncia a decisi tocchi exploitation che risuonano con il genere WIP (Women in Prison). Non mancano, infatti, momenti di sevizie ai danni delle giovani ospiti del collegio, violenze perpetrate dall'autoritaria Madame Fourneau, una proto-Ilsa interpretata dalla brava Lilli Palmer (i Terrificanti delitti degli assassini della via Morgue, 1971) con la complicità della lesbica Irene. Nonostante i sottesi saffici, il film evita le scene sessuali e il sexploitation si limita a qualche nudo fugace nelle docce catturato grazie al voyeurismo di Luis. Benché tutto il film si basi sui danni generati e generabili dall'autoritarismo in senso lato, centrale è il rapporto sottilmente autoritario fra la Fourneau e il figlio, una tirannide tanto più dannosa in quanto travestita da amore. Non meno psicanaliticamente inquietante di quanto fosse stato Psyco (1960), gli Orrori del liceo femminile si perde, però, nei molteplici ammiccamenti diretti al pubblico, incapace di gestire l'argomento "giovani ragazze in un liceo" senza non inciampare in alcune facilonerie. Non si hanno, invece, inciampi circa la costruzione dei personaggi, alcuni dei quali sorprendono lo spettatore per il loro cambio di rotta. Nessuna delusione anche a livello tecnico: la notevole fotografia esalta l'ambientazione barocca e stanca e la presenza in essa, quasi per contrasto, delle giovani. Gli omicidi sono abbastanza limitati sia nel numero sia nella resa: in una scena viene bloccata l'immagine per suggerire l'effetto shock, mentre il secondo omicidio avviene off-screen. Soprattutto non si perde il senso metaforico del lavoro di Serrador, regista di origini uruguaiane trapiantato in Spagna, che sembra fare riferimento alle dinamiche di potere nell'era franchista, il tutto abilmente camuffato sotto le vesti di un racconto gotico ambientato in un collegio femminile della Francia ottocentesca. Madame Fourneau, soprattutto, risulta essere una figura d'autorità tormentata dal proprio desiderio represso, facendo da ponte tra repressione sessuale e violenza istituzionalizzata. Bravi, quindi, tutti gli attori, dalla sopra citata Palmer, a Cristina Galbò (Cosa avete fatto a Solange? 1972; Non si deve profanare il sonno dei morti, 1974; l'Assassino è costretto a uccidere ancora, 1975) fino ad arrivare all'unico interprete maschile, John Moulder-Brown, la cui carriera proseguirà in maniera modesta. Il finale del film e l'identità del colpevole risultano essere difficilmente una sorpresa ma, anche se prevedibili, sanno colpire nel segno con un tocco macabro. Meglio concentrarsi sullo stile e sull'atmosfera globale della pellicola e sul buono score musicale. Un horror valido che si affaccia sul decennio '70 con le carte in regola mediando fra suggestioni gotiche tipiche del '60 e una certa crudezza caratteristica degli anni subito successivi. Il mainstream potrebbe anche apprezzare; l'appassionato lo farà di certo.
TRIVIA
⟡ Nessun dato, per ora.
Titolo originale
La Residencia
Regista:
Narciso Ibáñez Serrador
Durata, fotografia
99', colore
Paese:
Spagna
1969
Scritto da Exxagon nell'anno 2015 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
