il Paese del sesso selvaggio
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Voto:
Arrivato in Thailandia, John Bradley (Ivan Rassimov) uccide, più o meno involontariamente, un uomo. Fuggito nell'entroterra a bordo di un piccolo natante, John verrà catturato da una tribù di selvaggi. Le cose si metteranno male per il fuggitivo che riceverà un po' calore umano solo da Maraya (Me Me Lay) e da una donna anziana, l'unica a parlare la sua lingua. Con il tempo, e dopo dure prove, John verrà eletto guerriero della tribù e si troverà a combattere contro i cannibali.
LA RECE
Archeologia fondativa del sottogenere cannibal italiano, nato pragmaticamente da necessità produttive. Pur contenendo solo una scena di cannibalismo esplicito, la pellicola codifica tutti gli elementi che diventeranno canonici nel filone anticipando l'escalation splatter che caratterizzerà i suoi più estremi successori. Must per gli amanti del cinema di genere italiano.
Il film che inaugurò il filone cannibal. Gli epigoni arriveranno nella seconda metà degli anni '70 e manterranno essenzialmente inalterate le situazioni qui mostrate, riproponendo gli stessi attori e moltiplicando sangue e violenza. La nascita del cannibal è roba alquanto prosaica; non stupisce in quegli anni di artigiani del cinema. Il produttore e regista Ovidio Assonitis (Chi sei, 1974; Tentacoli, 1977; Stridulum, 1978), associato al distributore per l’oriente Giorgio “Carlo” Rossi, era in affari con un terzo distributore tailandese e fu quest’ultimo a chiedere una produzione autoctona. Quindi, per tenersi buono il tailandese e i suoi introiti, si procedette a sviluppare un avventuroso-romantico a tinte forti con materiale di repertorio sugli animali acquistato altrove e montato nel girato. In questo primo film, il cannibalismo è confinato a una sola scena ma gli elementi propri del genere ci sono tutti: avventura, paese selvaggio, usanze barbare, sesso spiccio e uccisioni gratuite di animali. Si fa un gran parlare di Cannibal holocaust (1980) per la violenza sugli animali ma in questo film del '72 si assiste all'uccisione di una capra, di un coccodrillo, di una scimmia (quest'ultima un fake); in più, c’è il combattimento di una mangusta contro un cobra e un meno esotico scontro fra galli. A parte la scarsa sensibilità per la fauna che infastidì molto il produttore Assonitis, il film naque come una pellicola d'avventura con elementi documentaristici, mediati dai mondo movies, al quale viene applicata una trama che recupera l'Uomo chiamato cavallo (1970). Fu di Assonitis l’idea di rimaneggiare il film del ‘70 innestandovi elementi di cannibalismo mediato dai racconti della Arsan. Particolare il fatto che la sceneggiatura sia stata scritta da Barilli, futuro regista del sinistro il Profumo della signora in nero (1974) che presenterà ancora elementi di cannibalismo. Assolutamente in parte Rassimov e la graziosa Me Me Lai che, scomparsa dal grande schermo nel 1984, ha concluso il suo corso come presentatrice tivù; i due lavorarono insieme anche in Ultimo mondo cannibale (1977) e Mangiati vivi (1980). Il Paese del sesso selvaggio non eccede con lo splatter ma gli elementi exploitation non mancano e lo spettatore appassionato di cinema di genere non rimarrà deluso; il fatto che il film si mantenga moderatamente distante da eccessi visivi mal digeribili, lo rende uno dei cannibal più presentabili ma il suo merito maggiore è fondamentalmente storico. Must non per tutti.
TRIVIA
Lenzi (1931-2017), a proposito della pellicola, dixit: "È nato come una serie di riti inventati da Emmanuelle Arsan che era stata sposata con un diplomatico di stanza in Tailandia, e da questa idea Francesco Barilli scrisse la sceneggiatura. Io ho cambiato poche cose. Il film a me piaceva, e mi piace tuttora. [...] Il film andò così bene, il produttore guadagnò così tanti miliardi che mi fu proposto di girare il seguito; io ero impegnato a fare uno dei film polizieschi e non potei farlo..." (Giusti, 2004).
⟡ La sceneggiatura, come detto, fu scritta da Francesco Barilli (Pensione paura, 1978) e anche da Massimo D'Avak. La regia del film avrebbe dovuto essere affidata a Barilli ma questi rifiutò perché riteneva il progetto troppo commerciale, mentre le sue ambizioni andavano verso il cinema autoriale. Assonitis, quindi, scelse Lenzi.
⟡ Durante la lavorazione in Thailandia, Ivan Rassimov fu prelevato dalla sua stanza d’albergo dalla polizia e portato in carcere senza che gli fosse spiegato alcunché. Scoprirà più tardi, e comunque dopo aver passato un giorno intero in galera, che il suo visto era scaduto.
⟡ La donna thai mangiata dai cannibali era una semplice comparsa che Lenzi recuperò in un bordello nei pressi del set, quindi si trattava di una prostituta. La giovane, però, fu molto turbata dalla sequenza e pianse a dirotto.
Regista:
Umberto Lenzi
Durata, fotografia
93', colore
Paese:
Italia
1972
Scritto da Exxagon nell'anno 2006; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
