Sette orchidee macchiate di rosso

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Voto:

Un killer si aggira per l'Urbe a danno di donne che paiono essere scelte a caso, lasciando, però, sui cadaveri un portachiavi a forma di mezzaluna. Anche Giulia (Uschi Glas) viene aggredita sul treno ma si salva; la polizia decide di farla credere morta in modo da evitare che l'assassino torni da lei. Mario (Antonio Sabato), marito di Giulia, si lancia in una personalissima indagine e scopre che tutte le donne avevano alloggiato, un'estate di qualche anno prima, in un medesimo albergo sul mare.

LA RECE

Krimi e non spaghetti giallo benché girato da mano italiana. Non quintessenziale ma essenziale nella sua immediatezza di macchina d'intrattenimento incapace di ricalcare la magniloquenza degli omicidi argentiani ma attento ad offrire un intreccio narrativo interessante, riuscendo con agilità a conquistare l'apprezzamento degli appassionati.

Ultimo film co-prodotto con la teutonica Rialto legata alle pellicole krimi, ovvero il mystery tedesco tratto dalle opere di Edgar Wallace e che, in qualche modo, avevano precorso i tempi anticipando il thriller all'italiana per poi, successivamente, venirne inglobati. Lenzi, venerabile maestro del sexy-giallo (Orgasmo, 1969; Così dolce... Così perversa, 1969; Paranoia, 1970), genere ormai in declino, tentò l'argentata e si affidò agli stilemi del regista romano, fra armi bianche, killer di nero vestito, psicopatologie e polizia che nicchia. Pur mancando di quella maligna insania tipica del vero giallo argentiano e, oltretutto, scarseggiando in tensione, Lenzi riesce a costruire alcune sequenze feroci, fra queste l'uccisione della prostituta a bastonate, la morte di Marina Malfatti con la vernice che le cola sul petto e, soprattutto, quella con una Rossella Falk paranoide (Giornata nera per l'ariete, 1971; l'Assassino... è al telefono, 1972) che chiede aiuto ma nessuno la soccorre, la scena meglio costruita di tutto il film. L'omicidio a colpi di trapano con protagonista Marisa Mell (un'Ombra nell'ombra, 1979) nei panni di Maria Sartori, recuperato poi da De Palma in Omicidio a luci rosse (1984), anticipa le brutalità di un Lenzi successivo (Incubo sulla città contaminata, 1980; Mangiati vivi!, 1980; Cannibal ferox, 1981). Ad ogni modo, lo stesso regista espresse qualche appunto critico alla sua creazione: "Anche in questo caso, i produttori pretesero di dire la loro su tutto il film, fin nelle più piccole scene. [...] comunque il film era fatto molto bene, c'erano delle belle scene, penso a quella stupenda con Rossella Falk che è stata un minuto a occhi sbarrati sotto un metro d'acqua: non so come abbia fatto. È bella la scena della casa disabitata, dell'uccisione della Malfatti. È un film buono che poteva essere migliore" (Giusti, 2004). Il risultato finale, in tutti i casi, è appagante e le protagoniste femminili, immerse nell'atmosfera borghese romana, eclissano Antonio Sabàto che avrebbe dovuto essere il piatto forte della pellicola e, invece, risulta imbalsamato. Da citare, la presenza della Glas piazzata nel film dalla Rialto poiché, ai tempi, era una comica famosa in Germania. Intrigante lo score musicale di Riz Ortolani che, per l'occasione, ripesca anche il tema di Così dolce... così perversa.

TRIVIA

⟡ Edgar Wallace fu lo stesso scrittore che, fra il dicembre del 1931 e il gennaio '32, scrisse le prime 110 pagine del soggetto intitolato "Kong" da cui verrà tratto, nel 1933, il notissimo film King Kong che, tuttavia, Wallace non ebbe mai il piacere di vedere poiché, il 10 febbraio 1932, morì improvvisamente per le conseguenze combinate di diabete e polmonite; aveva 57 anni. La sua giovane moglie, Violet Wallace, sopravvisse al marito solo 14 mesi; ella morì nell'aprile del 1933, a 33 anni.

Regista:

Umberto Lenzi

Durata, fotografia

89', colore

Paese:

Italia, Repubblica Federale Tedesca

Anno

1972

Scritto da Exxagon nell'anno 2010 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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