Solamente nero

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Stefano (Lino Capolicchio) torna al paesello e, lì, ritrova Paolo (Craig Hill), il fratello parroco. Il luogo nasconde una realtà di sedute spiritiche e memorie di vecchi fatti di cronaca nera. Dopo essere stato testimone di un omicidio, Paolo inizierà a ricevere lettere anonime che gli intimano di non parlare alla polizia. Stefano si lancia in indagini personali accompagnato dalla nuova fiamma Sandra (Stefania Casini). La soluzione del mistero sembra risiedere in un fatto avvenuto in passato, fatto del quale Stefano ha un vago e allucinato ricordo.

LA RECE

Derivativone bidiano fra Argento e, soprattutto, Avati. Non che quello che ne è sortito sia poi sgradevole in quella Venezia gotica, psicopatica ed esoterica. Per amanti del genere.

Sarà che la presenza di Lino Capolicchio ricorda la Casa dalle finestre che ridono (1976) o che lo stesso attore, qui e lì con nome Stefano, è sempre alle prese con preti e oggetti d'arte immersi in un paesaggio nebbioso e minaccioso, eppure, guardando Solamente nero, non si può non pensare alla pellicola di Pupi Avati. I paralleli non finiscono qui. La sorgente stilistico-narrativa, cosa non stupefacente per un giallo all'italiana, è Dario Argento e, nella fattispecie, l'Uccello dalle piume di cristallo (1970) e Profondo rosso (1975) per un mistero nascosto nell'interpretazione di un dipinto e la presenza delle bambole, per la quale cosa si potrebbe anche pensare a i Corpi presentano tracce di violenza carnale (1973) di Sergio Martino. Mettiamoci anche, in questa carrellata di derivatività, A Venezia... un dicembre rosso shocking (1973) e Chi l'ha vista morire? (1972) per i territori della laguna veneta. Bido, al secondo film dopo il Gatto dagli occhi di giada (1977), scopiazza ma sa anche costruire con eleganza e piacevole lentezza un interessante percorso psicologico del protagonista che, tramite la soluzione dell'enigma, va anche alla riscoperta di sé, il tutto in un ecosistema veneto abitato da goticismi esoterici, povera gente e nobili dal cuore poco nobile. Gli omicidi sono ben costruiti e non privi di crudeltà, come illustra quello ai danni della paralitica la cui testa viene spinta nel camino acceso. Meno bene, invece, il tempo dedicato alla descrizione del rapporto fra Stefano e Sandra tramite sequenze che mozzano la tensione e producono, alla meglio, sesso soft e, alla peggio, siparietti idilliaci davvero beceri sui quali svetta il giro in barca con sguardi idioti. Altro elemento negativo, a proposito di sguardi, è la recitazione spesso innaturale con primi piani di occhi atteggiati nelle più disparate espressioni alla quale seguono i poco riusciti siparietti comici e la poco ispirata musica di Stelvio Cipriani. Quadretto cult: l'approssimarsi degli anni '80 trova rappresentazione nel giubbotto di jeans con interno di lanetta bianca indossato da Capolicchio stile proto-Paninaro. Insomma, pellicola sub-avatiana, dopotutto potabile, che si conclude con una citazione dotta proveniente da Hitchcock (la Donna che visse due volte, 1958) e che, un po' ingiustamente, patì una cattiva distribuzione estiva convincendo Antonio Bido a mollare il genere giallo. Peccato.

TRIVIA

Stefania Casini (1948) ci illumina sui retroscena del cinema di quei tempi: "Quello, però, era un momento del cinema italiano davvero fantastico... Bisogna sapere che un'attrice, intelligente come io sono, laureata come io sono, e quindi anomala rispetto all'ambiente romano, si trovava ad avere a che fare con personaggi incredibili: allora c'erano veramente i produttori con la camicia aperta, il medaglione d'oro e i "peli de fori". Qualsiasi copione ti dessero - poi gli agenti non c'erano, erano degli avventurieri, non come adesso che è tutto programmato - tu incontravi poi il regista che ti diceva: "Perché, sai, questo film è contro la civiltà dei consumi... ", per convincerti a fare una scena col culo de fori, perché poi questo era l'arcano. Io sono stata abbastanza "vittimizzata" da queste cose, perché allora ero molto così, di sinistra, impegnata... Mi dicevano: "Capisci, qui il nudo è un fatto importante, eversivo!" ... e io abboccavo" (Nocturno dossier 36; 2005)

⟡ Il soggetto base del film deriva da uno scritto di un giovane conoscente della moglie del regista che diede loro il suo scritto intitolato "Dietro l'angolo il terrore".

⟡ Per ottenere l'effetto di una Venezia goticheggiante e meno turistica, il film non venne girato a Venezia ma a Murano.

⟡ La Casini fu proposta a Bido dalla PAC, la casa di produzione; Bido accettò di buon grado anche per la buona presenza dell'attrice in Suspiria (1977).

Regista:

Antonio Bido

Durata, fotografia

106', colore

Paese:

Italia

Anno

1978

Scritto da Exxagon nell'anno 2008 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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