XX - Donne da morire
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Voto:
The Box: Susan (Natalie Brown) è in metropolitana con i figli quando il ragazzino chiede ad un uomo cosa contenga una scatola che quello dice essere un dono. Visto il contenuto, il ragazzino smette di mangiare. The Birthday party: mentre fervono i preparativi per il compleanno di sua figlia, Mary (Melanie Lynskey) scopre che il marito è morto e, nel tentativo di nasconderne il corpo, affronta una serie di difficoltà. Don’t fall: un gruppo di giovani campeggiatori nota strani petroglifi connessi a qualche entità che finirà per possedere il corpo di uno dei ragazzi. Her only living son: per Cora (Christina Kirk) si avvicina il diciottesimo del figlio Andy riconosciuto da una setta come l’Anticristo che deve compiere un destino distante dalle braccia della madre.
LA RECE
Horror ad episodi a quote rosa per rilanciare la presenza femminile in ruoli tecnici, regia in primis, e non solo come belle attrici. Ci sta, e ci sta anche la funzione "politica" dell'operazione. Meno entusiasmante il risultato, cosa che, però, c'entra poco col gene XX, visto che di buoni esempi di registe horror ne avevamo già.
Portmanteau inteso come progetto che potesse dare maggiori opportunità alle donne in ambito horror ma nel ruolo di registe e non di final-girl o possedute o tettone che scappano dalle grinfie di uno slash killer. Però abbiamo film come Cimitero vivente (1989) della Lambert, American psycho (2000) della Harron, Babadook (2014) della Kent, l’Insaziabile (1999) della Bird dai quali si capisce che le donne non hanno nessun problema a girare horror di qualità e che, comunque, i patiti di horror, i maschietti intendo, non hanno nessun problema a riconoscere la qualità di un film di paura firmato da una donna, se questo è, appunto, di qualità. Il problema di accesso al ruolo registico di cui si fa portavoce il film, quindi, è un problema che si gioca tutto ai piani alti, perché qui da noi ci si augura solo buon cinema e non conta nulla la X o la Y del cromosoma sessuale. Il grosso problema, piuttosto, è che in XX - Donne da morire (solita puntualizzazione inelegante dei distributori italiani) le registe ingaggiate per farsi portavoce del loro genere non ci fanno una splendida figura. Il primo segmento viene realizzato dalla Vuckovic, meglio nota come editrice del “Rue Morgue Magazine”, la quale, un po’ incoerentemente, sceglie di far poggiare il suo racconto su un soggetto scritto da Jack Ketchum, scrittore che, comunque, pare abbia apprezzato il lavoro della regista e quel cambio di rotta, appunto femminile, che ha reso Susan la protagonista e non, come nel breve racconto, il padre. Si mantiene inalterato il mistero su ciò che contiene la scatola, così come l’aveva pensata Ketchum, ma si attenua la distanza emotiva della protagonista che poi è quella che la salva dalla sorte che tocca agli altri. Scena clou: mamma Susan, in un incubo, si fa portata centrale per la famiglia seduta a tavola. Secondo episodio, quello di Annie Clark, qui al debutto come regista perché da sempre impegnata come musicista con lo pseudonimo di St. Vincent e, a quanto visto, meglio che la Clark continui a suonare e non si cimenti più col cinema horror con il quale, a suo dire, si sente a disagio perché le fa paura. Sarà per questo che il suo corto è una sorta di black-comedy tipo Weekend con il morto (1989) incapace di pungere sia sul piano dell’ironia, sia sul piano dello shock visivo o emotivo, a meno che non si voglia leggere il soggetto come una metafora dello stress quotidiano della donna multi-tasking. Ma no, dai. Terza istallazione echeggiante the Darkness (2016) realizzata dalla produttrice di V/H/S (2012) che aveva esordito alla regia in un altro horror ad episodi (Southbound, 2015). Orripilante la creatura che fa sfracelli della comitiva, ma l’episodio non è null’altro che un generico monster-movie forse leggibile, con eccessivo sforzo, come allegoria dei vari volti della femminilità. Ultimo episodio di qualche interesse, invece, nell'ottica di una rilettura femminile della dinamica madre e figlio del Maligno. La regista Karyn Kusama, d’altronde, è l’unica delle quattro ad avere una solida esperienza dietro alla cinepresa (Aeon Flux, 2005; Jennifer's body, 2009; the Invitation, 2015). L’idea della Kusama è dare un ipotetico seguito a Rosemary’s Baby (1968) e vedere cosa ne sarebbe stato del legame madre e figlio quando quest’ultimo fosse stato chiamato al suo alto compito demoniaco. Ne esce, questa volta sì, una metafora orrorifica sulla difficoltà di alcune donne di staccarsi dalla propria progenie una volta cresciuta, finendo per farsi serva di un Male che ci si è impegnate, negli anni, a crescere; sicché, un certo male è tale perché un eccesso d’amore ne determina il ruolo. Interessante. L’esperimento del portmanteau horror a quote rosa non passa alla storia per qualità ma l’idea è gradevole e ben accetta nell'attesa che si cimentino, con un miglior risultato complessivo, altre registe. Ah, non male le inquietanti immagini di raccordo realizzate in stop-motion.
TRIVIA
Roxanne Benjamin dixit: “Odio i film in cui, tipo, dopo dieci minuti dici, oh, sì, lei farà questo e succederà quello e poi avremo tutto il resto nel secondo tempo in cui lei si rimette in sesto. Gli spettatori sono molto esperti, in particolare il pubblico dell'horror e del cinema di genere” (nightmarishconjurings.com).
Annie Clark (1982) dixit: “Non riesco proprio a non vedere le cose. Se vedo qualcosa di particolarmente cruento, continua a girarmi in mente e non riesco a dormire". Mi ci fisso. Così, evito intenzionalmente cose come il sangue e la violenza sessuale” (independent.co.uk).
Jovanka Vuckovic (1975) dixit: “Se si tratta di horror, le donne sono più spesso viste che sentite. In altre parole, le persone hanno più familiarità con le scream-queen che con il contributo delle donne dietro le quinte” (IMDb.com).
⟡ Quando il progetto venne annunciato nel 2013, le registe chiamate all’appello furono Jennifer Lynch, Mary Harron, Karyn Kusama, Jen Soska, Sylvia Soska e Jovanka Vuckovic; poi, i nomi cambiarono. Antonia Bird era in parola per girare un episodio ma la cineasta è deceduta per un cancro alla tiroide nell’ottobre 2013. XX è dedicato alla sua memoria.
Fast rating
Titolo originale
XX
Regista:
Jovanka Vuckovic, Annie Clark, Roxanne Benjamin, Karyn Kusama
Durata, fotografia
80', colore
Paese:
Canada, USA
2017
Portmanteau, Monster movie, Satanic & Possession, Portmanteau, Camp, College & School, Registe horror
Scritto da Exxagon nell'anno 2020 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
