The ABCs of Death
Weird
Voto:
Film ad episodi
LA RECE
Risultato disomogeneo ma il retrogusto che lascia non è poi malaccio.
Idea bizzarra: produrre una collezione di 26 cortissimi horror a tema libero, ognuno dei quali ha un titolo che inizia con una differente lettera dell’alfabeto. Trovata di Ant Timpson, neozelandese con una consolidata storia di cercatore e creatore di cose strane e poi regista di cose non pessime (Come to daddy, 2019). Impegnato nella pubblicazione di fanzine horror già negli anni '80, Timpson fondò il New Zealand's Incredibly Strange Film Festival con il quale fece uscire dall'ombra diverse pellicole underground. Lo stesso diede anche vita al 48 Hours Film Festival, concorso in cui i registi si sfidano a produrre pellicole in sole 48 ore. The ABCs of death nasce un po' con questo spirito adrenalinico chiamando a raccolta diversi registi, alcuni noti, altri meno, e sfi-dandoli a creare qualcosa in pochi minuti. Ad aiutare Timpson nel recuperare 27 registi (Orgasm è stato diretto da due persone), troviamo Tim League proprietario della Alamo Drafthouse Cinema e organizzatore, in USA, del Fantastic Fest. A ogni regista sono stati offerti 5000 dollari e una parola, ovvero il tema da sviluppare, senza dare direttive sul come; massima libertà. Il risultato sarà disomogeneo, tuttavia, nel complesso, the ABCs of death lascia un piacevole retrogusto: chi ha preso sul serio l'esperimento cercando l'orrore nel senso tradizionale del termine, chi, invece, ha preso la cosa sul ridere sperimentando tecniche diverse e mediando una comicità obliqua. In ogni caso, the ABCs of death risulta un prodotto curioso e, per sua stessa natura, non noioso. Da notare che i registi più quotati sono quelli che hanno prodotto i lavori più scarsi; i lavori giapponesi sono imperdibili per la loro follia e alcuni dei corti sono in odore di cult. I più notevoli sono i seguenti. Apocalypse (Nacho Vigalondo): lo spagnolo di Timecrimes (2007) scrive un plot, sulle prime, abbastanza brutale che però si trasforma, come vuole il titolo, in un dramma emotivo sull'orlo di un’apocalisse nucleare. Il fatto che sia girato solo e solamente in una stanza aiuta la dimensione di straniamento e gli effetti speciali non sono male. Discretamente disturbante. Fart (Noboru Iguchi): primo dei tre corti giapponesi che si distinguono per la loro cifra delirante. Da Iguchi, regista di cose quali Machine-girl (2008) e Dead sushi (2012), ci si poteva aspettare di tutto e, offertogli su un piatto d'argento un tema a dir poco scanzonato (la scoreggia), il guascone parte per la tangente. Questo il soggetto: la bella Arisa molla un peto per strada e, pensando di non essere sentita, si perdere in elucubrazioni sul perché Dio consenta alle belle donne di scoreggiare, oppure che i terremoti possano essere le scoregge di Dio. Chissà. Qualcuno, però, si è accorto dei suoi dubbiosi peti: è la bella insegnante Yui Murata. Fra le due nascerà una liaison lesbo-fart, nel senso che la maestra sgancia peti e l'alunna si china a respirare i gas espulsi. Non è tutto. In una sessione particolarmente intensa, l'alunna viene aspirata nel retto dell'insegnante e lì, in una dimensione paradisiaco-regressivo-fetale, rimane a scoreggiare e respirare mentre riflette sul fatto che i suoi gas sono simili a quelli di Yui. Pezzo di cinema folle al di là del bene e del male che, quindi, va dritto nell'Olimpo weird senza passare dal via. Se ne parlate agli amici e avete meno di 14 anni, diventate i capi della banda; se ne fate cenno dopo i 15 siete socialmente bannati. Fate voi. Klutz (Anders Morgenthaler): il termine significa maldestro o inetto e il regista danese dell'acclamato film d'animazione Princess (2006) dà, secondo il suo registro, l'interpretazione adatta. Una donna in un bagno pubblico è intenta a fare cacca; una cosa semplice si trasforma in una brutta avventura quando lo stronzo, di nome e di fatto, non ne vuole sapere di farsi scaricare giù nel tubo. Curioso per il tema ma soprattutto simpatico nell’esecuzione. Orgasm (Helene Cattet e Bruno Forzani): dal duo registico dietro il notevole Amer (2009), e, secondo la logi-ca che ha guidato la realizzazione di quel film, una visione sull'orgasmo basata sulla rappresentazione delle sensazioni psicofisiche. Bello, elegante, suggestivo ed evocativo; poi si arriva a capire che c'è anche un po' di perversione. Corto di classe, uno dei migliori. Pressure (Simon Rumley): al regista britannico di the Living and the dead (2006) tocca un argomento potenzialmente molto vasto e declinabile in mille modi diversi. Rumley realizza qualcosa che ci racconta dello stato di necessità e di ciò a cui esso può spingerci. La storia è molto semplice ed è girata privilegiando un taglio "neorealista": una donna con figli deve trovarsi un lavoro per poter regalare una semplice biciclettina alla figlioletta. Di che lavoro si tratta? Non è quello che pensate o non esattamente. Rumley, con tono dimesso, dipinge con una metafora violenta la condizione umana sperimentata da buona parte di noi, in un modo o in un altro, prima o poi. Sulle prime, il corto non fa un grande effetto ma ripensandoci... Toilet (Lee Hardca-stle): il regista britannico ci riprova con l'horror, con l'argilla e con lo stop-motion dopo i suoi divertenti Done in 60 seconds. With Clay (2010-2012), cortissimi nei quali ha riprodotto con il suddetto materiale pellicole quali Hostel (2005), l'Esorcista (1973), la Casa (1981). Toilet vede al centro dell'azione un bambino che, per qualche ragione, ha paura di defecare; la madre lo rassicura mentre il padre rafforza con ansie demenziali i timori del bimbo. La tazza del water, in effetti, riserverà delle sorprese. Brevissimo davvero ben riuscito. Questi i corti più incisivi ma non gli unici pezzi godibili. Con un seguito altrettanto curioso: the ABC’s of death 2 (2014); si vocifera di un the ABC’s of death 3: teach harder ma, per ora, abbiamo solo l’apocrifo the ABC’s of death 2.5 (2006).
TRIVIA
Ant Timpson (1966) dixit: “Alcuni disprezzano profondamente i film mainstream e guardano solo cinema di nicchia ma, a mio avviso, è come la piramide alimentare: per una dieta equilibrata è necessario assumere tutti i nutrienti” (IMDb.com).
Titolo originale
Id.
Regista:
AAVV
Durata, fotografia
123', colore
Paese:
USA, Nuova Zelanda
2012
Scritto da Exxagon nell'anno 2014; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
