il Buio macchiato di rosso
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Voto:
Freddie Francis arriva a questo progetto, derivato dal racconto “Infernal Idol” di Henry Seymour, con un buon curriculum nel cinema di genere britannico (le Cinque chiavi del terrore, 1965; il Teschio maledetto, 1965; la Bambola di cera, 1966, il Giardino delle torture, 1967), e soprattutto come direttore della fotografia per film di caratura quali Suspense (1961), the Elephant man (1980) e Dune (1984). Regista d’artigianato solido per film non troppo ricchi ma che è riuscito a rivestire d’atmosfera, Francis si trova, qui, a gestire una trama banalotta. Neal Mottram (Jack Palance), antiquariato londinese in difficoltà economiche, risolve i problemi in modo drastico: sacrifica giovani donne a un idolo africano, Chumo, che dovrebbe garantirgli prosperità e protezione soprannaturale. Scotland Yard si mobilita per interrompere questa catena di delitti rituali. Qui come altrove, Francis dipinge con efficacia una Londra notturna e fumosa con una fotografia che sfrutta contrasti marcati tra ombre e candele, costruendo un'estetica gotica moderna che funziona, ma non certo a pieni regimi. Il film si regge soprattutto sulle spalle di Jack Palance (1919-2006), attore dal volto spigoloso e, quindi, spesso usato per ruoli intensi; il riconoscimento pop arriverà con Scappo dalla città - La vita, l'amore e le vacche (1991). Attorno a Palance gravita un cast di volti noti del cinema britannico dell'epoca, i quali forniscono una moderata solidità sul set; cito la presenza di Miss Freda Harriet Harrison a.k.a. Suzy Kendall, meglio nota per pellicole quali l’Uccello dalle piume di cristallo (1971), i Corpi presentano tracce di violenza carnale (1973), Spasmo (1974). La burrosa Diana Dors, invece, quella nei panni di Dolly Newman, morirà solo dieci anni dopo di cancro, a soli 54 anni. Povera. D’altronde, lo scarso seguito dei fan dell’horror relativamente al film, oltre ad essere giustificato dal poco inquietante demone Chumo che altro non fa che stare fermo come la statua che è, è dovuto alla meccanicità con la quale si susseguono gli omicidi senza alcuna suspense o voglia di spiegare se il demone muova alla misoginia il protagonista o egli sia semplicemente uno squilibrato che scambia coincidenze per interventi divini, e glissando anche su un soggiacente tema omoerotico. Film, quindi, superiore per tecnica che per narrativa. Pellicola dimenticata, anzichenò, e, con tutta probabilità, resterà nel dimenticatoio.
Fast rating

Titolo originale
Craze
Regista:
Freddie Francis
Durata, fotografia
96', colore
Paese:
UK
1974
Scritto da Exxagon nel dicembre 2025 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
