il Pozzo e il pendolo
Voto:
Spagna, 1546. Francìs Barnard (John Kerr) si reca al castello di Medina per scoprire la verità riguardo la morte della sorella Elizabeth (Barbara Steele). Il marito di questa, Nicholas Medina (Vincent Price), si mostra reticente e racconta tetri particolari del suo avo legato alla Santa Inquisizione, mentre la sorella Catherine Medina (Luana Anders) fa capire che dietro la morte di Elizabeth ci potrebbero essere cause non naturali. In effetti, il castello sembra essere infestato dal fantasma della donna. Mentre Nicholas va incontro a un crollo psicologico, Francis, Catherine e il medico di famiglia Charles Leon (Anthony Carbone) indagano su ciò che si nasconde fra le mura del castello.
LA RECE
Budget ridotto come al solito, nel caso di Corman, ma risultato entusiasmante con un'atmosfera di autentico orrore gotico grazie a scenografie elaborate ed una scrittura che mescola spunti letterari e suggestioni del nuovo cinema dell'inquietudine.
Horror gotico di prim'ordine e secondo film di Corman tratto da un racconto di Edgar Allan Poe. Nessun’altra pellicola della triade Corman-Poe-Price presenta la stessa perfetta miscela di terrore, insania e colpo di scena conclusivo con immagine finale da incubo. Il regista e la produzione non si erano voluti comunque discostare troppo dalla struttura vincente del precedente i Vivi e i morti e, infatti, il Pozzo e il pendolo presenta più di un'affinità con il film del 1960: un giovane che viaggia per raggiungere il castello in cui vive Price, discorsi sui fantasmi che abitano la magione, segreti di famiglia, sepolture anzitempo e personaggi tormentati dalle proprie paure. Insomma, cavallo che vince non si cambia; oltre al fatto che i sopra elencati elementi faranno da scheletro a tutti i film della serie diretti da Corman e sceneggiati da Richard Matheson, ciò a motivo delle ricorsività letterarie di Poe ma, soprattutto, per il fatto che Matheson si prendeva le sue belle libertà di rielaborare i racconti dello scrittore. Ad esempio, nel breve racconto di Poe da cui è tratto il film, un narratore senza nome si trova in una cella dopo una sentenza dell'Inquisizione, patendo una tortura in cui un pendolo affilato scende verso il suo corpo; questo lo spunto che Matheson ha rielaborato all'inverosimile aggiungendo il colpo di scena di gusto psycho-thriller che ricorda i Diabolici (1954) di Clouzot. Per l'occasione, Corman richiama il team creativo che aveva lavorato per i Vivi e i morti: oltre ai già citati Price e Matheson, abbiamo il direttore della fotografia Floyd Crosby, lo scenografo Daniel Haller e il compositore Les Baxter che gioca con sonorità sperimentali. Ultima, ma non in ordine d'importanza, la scream queen Barbara Steele, ancora calda per il successo de la Maschera del Demonio (1960), che appare nel film per un tempo relativamente breve ma comunque incisivo, anche se Corman avrebbe potuto sfruttarne meglio la presenza. In tutti casi, il regista sa maneggiare il materiale gotico e, fin dalle prime immagini, ci si trova immersi in una dimensione opprimente e labirintica che ben riflette la tortuosità dell'animo dei protagonisti: sotterranei, ragnatele, luci di candela, segrete, scheletri e rumori nella notte; ad aumentare la sensazione orrorifica si aggiunga l'uso di effetti visivi di distorsione e colorizzazione ricorsivi nel cinema di Corman. Tre i grandi momenti della pellicola: la Steele che insegue Vincent Price, la tortura del pendolo arricchito da un montaggio nervoso e l'ultima raggelante sequenza del film. Poche altre pellicole di Corman sono riuscite, inanellando scena tetra su scena tetra, a generare un'incipiente atmosfera di pazzia e orrore per giungere a una chiusa di tale classe. Vincent Price, manco a dirlo, è semplicemente perfetto nel ruolo. Splendido l’incipit, prima ancora dei titoli, con la vernice colorata che fa inquietanti arcobaleni. Imperdibile.
TRIVIA
⟡ Gli altri film di Corman tratti da Poe sono: i Vivi e i morti, Sepolto vivo (1962), I Racconti del Terrore (1962), i Maghi del terrore (1963), la Città dei mostri (1963) però tratto da Lovecraft, la Maschera della morte rossa (1964) e la Tomba di Ligeia (1964).
⟡ Altri film tratti dal medesimo racconto di Poe sono: the Pit and the pendulum (1913) di Alice Guy-Blache - cortometraggio della silentera andato perduto; the Pit (1962) corto inglese; il Pozzo e il pendolo (1991) di Stuard Gordon che, però, poco ha a che fare col racconto di Poe.
⟡ Fu il secondo film di Corman tratto da Poe. Il regista aveva intenzione di girare un adattamento de "La Maschera Della Morte Rossa" ma riteneva che fosse troppo simile nel concetto a il Settimo sigillo (1957) di Bergman. Solo tre anni dopo, Corman si recherà in Inghilterra per girare la Maschera della morte rossa.
⟡ I film di Corman che rielaborarono i racconti di Poe presentano più di una suggestione proveniente dal mondo psicanalitico. Ne il Pozzo e il pendolo si cita il subcosciente. Tale concetto psicologico, però, non era stato ancora teorizzato nel 1546, cioè quando si svolge l'azione del film.
Titolo originale
Pit And The Pendulum
Regista:
Roger Corman
Durata, fotografia
80', colore
Paese:
USA
1961
Scritto da Exxagon nell'anno 2006; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
