Waxwork 2 - Bentornati al museo delle cere
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Voto:
Una mano, sfuggita all'incendio del museo delle cere del precedente film, segue Sarah (Monika Schnarre) fino a casa e le uccide il padre. La ragazza viene accusata di omicidio ma Mark (Zach Galligan) conosce la verità. I due hanno bisogno di una prova e attraversano una porta dimensionale per procurarsela. Incontreranno Frankenstein, gente in una casa stregata, astronauti assediati da un alieno e un intrigo satanista dei tempi medievali.
LA RECE
Sequel che mantiene la struttura episodica citazionista del primo film, portando i protagonisti in avventure temporali tra miti horror con risultati altalenanti. Più ricco produttivamente ma anche più camp e dispersivo del predecessore.
Sequel che mantiene il doppio tono comico e orrorifico e la struttura episodica citazionista di Waxwork - benvenuti al museo delle cere (1988) rendendo il prodotto appetibile soprattutto per coloro che conoscono la materia e possono divertirsi a riconoscere le pellicole horror alle quali Hickox fa riferimento. Il plot spinge abbastanza pretestuosamente i due protagonisti a spasso nel tempo in avventure legate ai miti dell'orrore; non tutti i siparietti, però, riescono bene. Non è esaltante il mondo del Barone Frankenstein interpretato da Martin Kemp a cui, stranamente, si dà un taglio come si trattasse di un folle comandante tedesco. Anche il blocco finale, il più lungo, risulta tedioso e mischia suggestioni relative ad Edgar Allan Poe e al ciclo bretone di Re Artù, intrighi satanici e combattimenti all'arma bianca. Molto meglio il blocco in bianco e nero che prende per i fondelli gli Invasati (1963) e sa regalare qualche brivido. Qui troviamo Bruce Campbell (la Casa, 1982) in un ennesimo ruolo spassoso. Curioso il blocco che vede il recupero delle atmosfere fantahorror di Alien (1979), più riuscito per il mood che all'atto pratico. Zach Galligan riesce meglio in questo film che nel precedente, mentre la bella Schnarre è giusto la bella di contorno. Più ricco a livello produttivo rispetto al primo film ma anche più camp e meno divertente, proprio perché pretende di esserlo maggiormente; la durata della pellicola, oltretutto, è eccessiva. Picco trash di gusto anni '80 nel finale con titoli di coda accompagnati dal video rap old school degli L.A. Posse che cantano "Lost in Time" con sequenze del dietro le quinte e attori che ballano.
TRIVIA
⟡ Il film fa riferimento a diverse pellicole: Nosferatu (1922), Frankenstein (1931), Dr. Jekyll e Mr. Hyde (1941), la Maschera di cera (1953), Godzilla (1954), Invasione degli ultracorpi (1955), il Maghi del terrore (1963), gli Invasati (1963), la Maschera della morte rossa (1964), 2001: odissea nello spazio (1968), Dopo la vita (1973), Monty Python e il sacro Graal (1975), la Febbre del sabato sera (1977), Zombi (1978), Alien (1979), Shining (1980), Ritorno al futuro parte II (1989).
⟡ Il padre di Sarah sta guardando in tivù i Marziani Invadono la Terra (Lobster man from mars, 1989).
⟡ Sarah, nel castello di Scarabis, dice di essere 700 anni indietro rispetto al 1991 ma, siccome George cita Shakespeare, è più probabile che sia andata indietro nel tempo di "soli" 500 anni.
⟡ Questo fu l'ultimo film di John Ireland (1914-1992), qui nei panni di Re Artù. Ireland, prevalentemente attore, operò come regista in tre occasioni, una delle quali fu un horror codiretto con Guido Zurli per il quale Ireland non venne accreditato, si tratta de lo Strangolatore di Vienna (1970).
Fast rating
Titolo originale
Waxwork II: Lost in Time
Regista:
Anthony Hickox
Durata, fotografia
104', colore
Paese:
USA
1991
Scritto da Exxagon nell'anno 2014 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
