the Substance
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Voto:
Elisabeth Sparkle (Demi Moore) è una ex-star del cinema ora conduttrice di un programma di aerobica che, però, viene licenziata dal produttore Harvey (Dennis Quaid) per “raggiunti limiti di età”. Dopo un incidente stradale, la donna riceve da un infermiere il riferimento ad una misteriosa sostanza che promette di creare una "versione migliore di sé". Elisabeth s'inietta il siero e, dal suo corpo, emerge Sue (Margaret Qualley), una giovane donna fisicamente perfetta che ruba il suo posto televisivo. Le due devono alternarsi ogni sette giorni, ma Sue inizia a prolungare i suoi turni, causando l'invecchiamento accelerato di Elisabeth. La competizione tra i due alter ego si intensifica fino a sfociare in una spirale di autodistruzione.
LA RECE
Coacervo di mille influenze, partendo da Dorian Gray, passando per La morte ti fa bella (1992) ed arrivando ai video di aerobica di Jane Fonda. La lettura sociologica femminista viene superata dalla lettura di una donna che fa del suo personale amore per il genere un grande ed eccessivo show appropriandosi, quello sì, di un linguaggio per decenni in mano agli uomini. Un filo sopravvalutato, certo, ma fa piacere che l'horror, anche sì tosto, torni a far parlare il mainstream.
Undici minuti di standing ovation al Festival di Cannes 2024, nomination all'Oscar e affermazioni roboanti sui social che non si leggevano dai tempi di Joker (2019). Quando le premesse sono queste, mi sento sempre un poco in imbarazzo nel momento in cui mi accorgo che non riesco a partecipare, per un film, al medesimo entusiasmo che mostra il pubblico; forse perché temo di apparire come quei critici che ho sempre detestato e che snobbano i piaceri popolari per puntare solo a visioni ricercate, e ciò, magari, con inconsapevole spirito d’aggressione passiva. Proviamo ad esmplicitare i dubbi a proposito. The Substance di Coralie Fargeat conferma molti dei fattori intercettati già nel suo film d'esordio, Revenge (2017). In esso, a mio modesto parere di maschio, l'empowerment femminista appariva privo della reale capacità di sovvertire lo sguardo maschile; una dinamica che definivo allora "molto banale, bella ma banale. Sintesi perfetta dei nostri tempi". E, qui, ci risiamo, benché la confezione sia ancora più curata, la resa attoriale superiore, l’effettistica a tripla A, e i corpi femminili coraggiosamente ed insistentemente esposti… certo che il fondoschiena femminile, anche pensando al film del 2017, piace molto alla regista! La rappresentazione del femminismo in questo nuovo lavoro solleva questioni dialettiche complesse, pericolose da affrontare soprattutto dal punto di vista maschile. Da una parte, il film dipinge uomini orribili, operazione un po' povera ma legittima; dall'altra, però, disegna due donne totalmente prone al sistema e unicamente in grado di annichilirsi per compiacerlo, incapaci di vedere qualcosa di loro stesse oltre al loro corpo, con tanto di disturbo alimentare e cibo come strumento di punizione-distruzione, cosa, peraltro, poco originale nel panorama filmico. Un elemento cruciale per comprendere questa dinamica emerge dalle dichiarazioni della stessa Fargeat. Il soggetto del film nasce dalle sue riflessioni personali, sviluppate intorno ai quarant'anni, sulla propria rilevanza e aspetto fisico: "Ora la tua vita è finita. Nessuno si preoccuperà di te", confessa la regista, descrivendo il processo creativo come un modo per affrontare e rilasciare questa violenza interiorizzata legata alle aspettative della società sui corpi delle donne e sull'invecchiamento, utilizzando il body horror come arma d'espressione (IMDb). Demi Moore ci offre un addendum: l'attrice non vede Elisabeth come proprio riflesso ma considera entrambe le protagoniste come controfigure della regista stessa: Elisabeth rappresenterebbe Fargeat, mentre Sue incarnerebbe la ragazza degli anni Novanta contro cui Fargeat si è sempre sentita contrapposta. Questa genesi solleva una domanda fondamentale: The Substance è un film femminista o è il film di UNA femmina? Le considerazioni di Fargeat si possono-devono muovere dal particolare all'universale, oppure rimangono ancorate al lecito ma limitato sentire di un'artista individuale? I tempi sono certamente maturi perché il body horror che parla di donne sia diretto da realizzato da donne (Raw - Una cruda verità, 2016; American Guinea Pig: Sacrifice, 2017; Rabid, 2019; ), tuttavia, ancora come nel 2017, la regista non sovverte davvero lo sguardo maschile. L'unica nota di genuino mistero ed efficace critica al patriarcato emerge dalla voce dello spietato demiurgo telefonico che, come un Dio-Padre, ripete freddamente le regole senza mostrare pietà per le protagoniste, incarnando la freddezza del sistema che le opprime. Ciò detto, lo spettacolo per costruire questo body horror dell'eterno femminino in conflitto autodistruttivo - unicamente per adeguarsi alle richieste maschili? Cfr. Stupro, 1976 - Fargeat attinge a un ricco panorama di riferimenti che spaziano dalla letteratura al cinema d'autore e di genere. La struttura narrativa base riprende “Il Ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde, con anche pennellate del Dr. Jekyll e Mr. Hyde di Robert Louis Stevenson. Sul fronte cinematografico, emergono chiari rimandi a David Cronenberg e la sua Mosca (1986), al figlio Brandon con Possessor (2020), a John Carpenter con la Cosa (1982), a David Lynch con the Elephant Man (1980); l'horror contemporaneo si manifesta attraverso echi di the Neon Demon (2016) di Refn, Starry Eyes (2014) di Widmyer e Kölsch, Society (1989) di Brian Yuzna, Basket Case (1982) di Frank Henenlotter. Non mancano, poi, riferimenti all’ultragore, dai süppuratta giapponesi con il sangue schizzato a getto, fino agli echi della celebre "Mammina" di Peter Jackson in Braindead (1992). Divertitevi a scovarne altri perché altri ce ne sono. Il problema, per the Substance, non risiede nel ricco sottobosco di citazioni e rimandi, e, anzi, risulta apprezzabile che il film si presenti come un horror che scivola occasionalmente nel registro di un eccesso quasi tromiano. Convince meno la velleità sociologica quando, a ben vedere, la dinamica narrativa avrebbe funzionato benissimo anche solo come racconto della fragilità umana di fronte al passare del tempo e della fragilità patologica della vanità che sposta il locus of control totalmente fuori di noi trasformandoci in oggetti-umani dipendenti dallo sguardo altrui, con il Sé costruito unicamente attraverso l'altro da noi. Il teatro dell'assurdo, prevedibile dalle prime battute, si dilata per due ore e venti - troppo per evitare ridondanze - fino alla decomposizione finale che insozza un pubblico in fieri già sporco di sangue, risultando, comunque, più interessante poco prima, quando lo scisma delle due donne le porta ad occupare due noti archetipi assuluti: la giovane verginale (che poi verginale non è) e la strega cattiva alle prese con pentole e "pozioni", che poi cattiva non è ma solo arrabbiata e sola. Riflettendo sulla storia dello cinema splatter, a partire da H.G. Lewis in avanti, emerge, però, un elemento genuinamente entusiasmante: per decenni, le donne sono state solo vittime e "mannequin" del genere, non di rado nelle mani di registi anche cattivelli con loro (coff… coff… Fulci). Quindi, vedere Coralie Fargeat appropriarsi con entusiasmo dello splatter e lanciarcene ampia trippa su di noi rappresenta una vera conquista femminista, forse l'aspetto più rivoluzionario dell'intero progetto. Insomma, la vera substance della faccenda sta nel significante più che significato, pellicola che convince per la messa in quadro e la cura scenografica impeccabile, una Demi Moore potente e, al contempo, fragile nella sua integrale fisicità di creatura umana. Margaret Qualley è succulenta; lei è, ontologicamente, l’oggetto del desiderio ma, nella parte, l’avverto sostituibile. Meglio l’esagitata resa di un grezzo Dennis Quaid. Ma, in definitiva, ci si rallegra con una regista, oggi “tanto lustra e lustrata”, ed un tempo semplice appassionata di horror come noi, che, raggiungendo la platea dell’Academy col nostro genere d’elezione, ci rende "un onore così grande che quasi quasi mi pare che sia un giorno festivo" (cit.)
TRIVIA
Coralie Fargeat (1976), alla domanda circa altri film che hanno influenzato la sua visione, dixit: “Sicuramente la Mosca, Shining, la Cosa, tutti i tipi di film di genere - anche Paul Verhoeven - perché è davvero quello che amo guardare. Quando ero piccola era davvero il mio modo per avere una sensazione di libertà e di sperimentare le cose. Ho sempre visto nei film di genere un modo per essere eccessivi e per liberare una sorta di follia ed energia che non si riesce ad avere nella vita di tutti i giorni. E, di sicuro, il body horror ha per tutti un impatto molto forte. Sono cresciuta con quei film che amo, che mi hanno nutrito. Li ho metabolizzati a mio modo e mi piace creare il mio mondo.” (IMDb.com).
⟡ Questo e Nosferatu (2024) sono tra i due film horror usciti nel 2024 che sono stati nominati agli Academy Awards. Il film è stato nominato per cinque Oscar, tra cui miglior film, miglior regia per Coralie Fargeat, miglior attrice per Demi Moore, miglior sceneggiatura originale per Fargeat e miglior trucco e acconciatura per Pierre Olivier Persin, Stéphanie Guillon e Marilyne Scarselli. Nosferatu (2024) è stato nominato per quattro Oscar, tra cui Miglior scenografia per Craig Lathrop e Beatrice Brentnerova, Miglior fotografia per Jarin Blaschke, Miglior trucco e acconciatura per David White, Traci Loader e Suzanne Stokes-Munton e Migliori costumi per Linda Muir.
⟡ Fargeat ha scelto il nome Elisabeth per la sua "risonanza iconica" con le stelle della Vecchia Hollywood, e Sparkle per le sue associazioni con la felicità e per il brillare ed essere sotto i riflettori.
⟡ Il film è stato bandito in tutto il Medio Oriente, quindi la Front Row Filmed Entertainment ha lanciato un'edizione "uncut e unrated" ON DEMAND in tutte quelle zone rendendolo uno dei film più visti su tutte le piattaforme.
⟡ L’età di Sue non è dichiarata ma quando i dirigenti riavvolgono il nastro della sua audizione, se ascoltato attentamente, sta dicendo che ha 25 anni. Questo sembra essere motivato dal fatto che Elisabeth abbia sentito il commento di Harvey sulle donne che raggiungono il loro picco a 25 anni.
⟡ Demi Moore ha sempre compreso la natura “meta” del ruolo ma non sentiva di essere il personaggio, poiché Elisabeth non aveva famiglia, cosa invece importantissima per l’attrice.
⟡ La sequenza della nascita ha richiesto 15 giorni per essere filmata.
⟡ Ray Liotta è stato scelto per il film nel febbraio 2022 ma è morto nel maggio dello stesso anno prima di poter girare le sue scene. Dennis Quaid lo ha sostituito ma Liotta è ancora menzionata nelle "Note di ringraziamento" della regista durante i titoli di coda.
⟡ La madre di Qualley, Andie MacDowell, ha recitato 40 anni prima con Demi in St. Elmo's Fire (1985), un film che ha lanciato la carriera di entrambe le attrici.
⟡ Margaret Qualley ha rivelato in un'intervista che i suoi seni nel film non sono i suoi; sono protesi disegnate dal truccatore francese Pierre Olivier Persin.
⟡ Secondo una featurette del making-of, la regista Coralie Fargeat ha usato il proprio braccio per le riprese che mostrano l'iniezione dell'ago.
⟡ Nel film, Elisabeth Sparkle compie 50 anni. Demi Moore, che interpreta il personaggio, aveva quasi 60 anni al momento delle riprese del film.
⟡ La vittoria del Golden Globe di Demi Moore per questo film è la sua prima grande vittoria nei suoi oltre 40 anni di carriera.
⟡ Demi Moore è stata nominata all'Oscar come migliore attrice per questo film. Questa è la sua prima nomination all'Oscar dopo oltre 40 anni di carriera.
⟡ La regista Coralie Fargeat ha gestito personalmente la telecamera per le riprese POV (punto-di-vista), a volte "interpretando" il corpo del personaggio nella scena indossando il costume appropriato.
⟡ Il numero di telefono di The Substance (555-0199) è un famoso numero immaginario che appare in molti film, come American Beauty (1999), che era il numero di telefono di Lester Burnham, e in Insider - Dietro la verità (1999).
⟡ Demi Moore ha solo una riga di dialogo in tutte le sue scene con Dennis Quaid.
⟡ Universal Pictures inizialmente era collegata per distribuire il film attraverso il loro accordo con la casa di produzione del film Working Title. Ad un certo punto durante la realizzazione del film, hanno finito per allontanarsi dal progetto. Secondo The Hollywood Reporter, fonti multiple hanno detto che Universal era "preoccupata per la prospettiva di distribuire il film". Mubi ha finito per acquisire i diritti mondiali per il film poco prima della sua premiere al Festival di Cannes in concorso. E per Mubi è stato un successo, anche perché è stato il film con il maggior incasso del servizio di streaming.
⟡ Il primo episodio di Sue di "Pump it Up" è un omaggio al video musicale Eric Prydz "Call on Me" (2004), inclusi i costumi, la coreografia e la composizione delle inquadrature.
⟡ Il bagno rosso e bianco e il corridoio arancione negli studi TV sono un ovvio cenno a Shining di Stanley Kubrick. Non solo nel colore, ma anche nell'inquadratura dei personaggi simmetricamente nel mezzo di uno spazio lungo e stretto.
⟡ Questo è il primo body horror mai autorizzato a essere proiettato in Vietnam, con solo 1 minuto e 30 secondi tagliati, secondo il distributore.
⟡ Questo è il settimo film horror nominato per l'Oscar come Miglior Film. I primi sei film sono l'Esorcista (1973), lo Squalo (1975), il Silenzio degli innocenti (1991), The Sixth Sense - Il sesto senso (1999), il Cigno nero (2010) e Scappa - Get Out (2017). Di questi film, solo Il silenzio degli innocenti (1991) ha vinto.
⟡ Harvey, il produttore viscido interpretato da Dennis Quaid, prende il nome dal produttore caduto in disgrazia Harvey Weinstein.
⟡ Per prepararsi al suo ruolo, Margaret Qualley camminava per casa sua nel personaggio di Sue, cosa che suo marito odiava perché la trovava inquietante. Sì, immagino...
⟡ La scena cruciale della nascita del film, che Coralie Fargeat ha concepito mentre era sotto la doccia, è stata la prima che Fargeat ha scritto, e dal suo punto di vista, "la scena più importante del film".
⟡ In alcune scene, si vede Sue indossare orecchini a forma di stella. Sono simili agli orecchini che Jen indossa in Revenge (2017), il precedente film della regista Coralie Fargeat.
⟡ Quando Elisabeth scrive l'indirizzo sulla sua mano quando telefona per la sostanza, il carattere e lo stile che scrive sulla sua mano sono identici al carattere e allo stile dell'indirizzo come appare sull'insegna dell'edificio quando arriva.
⟡ Questo è sesto film horror a vincere l'Oscar per il miglior trucco e acconciatura, dopo un Lupo mannaro americano a Londra (1981), la Mosca (1986), Beetlejuice - Spiritello porcello (1988), Dracula di Bram Stoker (1992) e Wolfman (2010).
⟡ Vincent Colombe appare come uno dei dipendenti della rete. È stato il protagonista del cortometraggio di Coralie Fargeat Reality+ (2014), che tocca lo stesso argomento di The Substance. Appare anche nel suo debutto alla regia, Revenge (2017).
⟡ Ci sono volute circa sei ore per far indossare a Margaret Qualley la tuta protesica Monstro Elisasue. Ha dovuto indossarlo per otto giorni di fila, provocando attacchi di panico poiché poteva vedere solo da un occhio e i suoi movimenti erano fortemente limitati. Le ha anche causato una dermatite durata un po' di tempo dopo il completamento delle riprese.
Fast rating
Titolo originale
Id
Regista:
Coralie Fargeat
Durata, fotografia
141', colore
Paese:
Francia, UK
2024
Scritto da Exxagon nell'agosto 2025 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
